Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento Dipendenze e Centro di Medicina Comunitaria Azienda ULSS 20 di Verona, racconta a Tgcom24 come arginare i meccanismi che inducono i giovani alla dipendenza
di Giorgia ArgiolasSi può cadere nella trappola del gioco d’azzardo online fin da bambini. Tgcom24 torna a occuparsi di questo tema attraverso il parere di uno dei massimi esperti: il dottor Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento Dipendenze e Centro di Medicina Comunitaria Azienda ULSS 20 di Verona e fino al 2014 capo Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. “I bambini si abituano al sistema gioco-vincita, gioco-perdita - spiega Serpelloni - Il problema non è tanto l’entità della cifra, quanto questo meccanismo, che si fissa nella mente e fa diventare dipendenti quei soggetti particolarmente vulnerabili”.
Dott. Serpelloni, quali sono i soggetti maggiormente attratti dal gioco?
Il problema è distribuito tra tutte le fasce d’età, ma giovani e anziani sono i più colpiti solitamente. I primi, difficilmente hanno un loro stipendio, ma spesso utilizzano le risorse finanziarie della famiglia. I secondi, invece, capita che in 3-4 giorni facciano fuori tutta la loro pensione.
Concentriamoci sui ragazzi. Cosa li attrae al punto da renderli dipendenti dal gioco?
I nostri sistemi neuropsichici sono “impostati” per cercare la gratificazione, che poi sia raggiunta con le sostanze, con il gioco d’azzardo o con altri stimoli, comunque il meccanismo psichico è sempre quello. Ad ogni modo, occorre fare una distinzione. Esistono soggetti più vulnerabili, più sensibili rispetto ad altri - circa il 19-20% della popolazione - e questa vulnerabilità ha una base genetica. A questa, va aggiunta una base ambientale e sociale: se in famiglia qualcuno gioca, allora questo diventa un fattore molto condizionante per i minori; allo stesso modo, se queste persone - che già nascono con un deficit di controllo degli impulsi - vengono sottoposte a tutta una serie di bombardamenti di tipo pubblicitario (come ad esempio i calciatori famosi che dicono: “Guarda che bello giocare, diventi come me”) è più facile che cadano nella trappola della dipendenza. Ricordo che una volta, all’aeroporto di Stoccolma, ho visto delle piccolissime slot machine per bambini, poste in un kindergarten. I piccoli erano impegnatissimi, giocavano senza sosta: dovevano inserire una monetina e premere i tasti. Ma non vincevano soldi, bensì oggettini. Sono rimasto allibito. Poi mi sono informato: erano delle sperimentazioni di aziende multinazionali. L’intento, secondo me, era quello di abituare - come era successo con le sigarette di cioccolato - i bimbi al gioco. L’industria non guarda in faccia nessuno.
C’è qualche caso che ha seguito che l’ha particolarmente colpita?
Sì, un ragazzo che ho conosciuto quando aveva 16 anni ed era già dipendente attraverso lo smartphone. Si è avvicinato a questo mondo qualche anno prima, a 12-13 anni, tramite alcuni giochetti su Internet. Quando ha iniziato ad avere un po’ di soldi in tasca, è caduto nella trappola del poker. Questo perché, lui come tanti giovani dipendenti, crescendo, aveva bisogno di stimoli sempre più grandi. Dal poker, a 17-18 anni, il ragazzo è passato a frequentare le sale slot. Riusciva ad aggirare i controlli perché apparentemente sembrava più grande. Ultimamente aveva anche un’altra dipendenza: quella da scommesse. La scuola, a un certo punto, l’ha abbandonata, perché ha iniziato a bere alcolici e ad assumere sostanze stupefacenti e non ce la faceva più. Ora, a 19 anni, è anche dipendente dalla cocaina. Questo ragazzo rubava i soldi alla nonna, perché era cieca. Ritirava la sua pensione, quindi nessuno se ne accorgeva. Inoltre, non rubava tutto il denaro, ne lasciava un po’ per non dare nell’occhio. Finché la nonna - che era cieca ma non stupida - a un certo punto ha cominciato a farsi contare i soldi. Il ragazzo ha avuto questo comportamento per almeno 6 mesi-1 anno. Suo nonno, in passato, si era rovinato al casinò e anche il papà è stato giocatore d’azzardo e alcolista. Ora sta bene, però ha rivissuto il suo dramma attraverso il figlio. La familiarità è una cosa che esiste.
I ragazzi, come in questo caso, usano i soldi dei nonni o dei genitori, che quindi, vengono inevitabilmente coinvolti. Di solito la famiglia si accorge subito della dipendenza del figlio?
No, di solito la famiglia non se ne accorge subito e non è abbastanza informata sull’argomento. Tende a non riconoscere il problema, a ignorarlo fino a quando non accade qualcosa di eclatante, come per esempio la scoperta dell’emissione di assegni falsi. Cose di questo genere creano allerta. Prima il ragazzo riesce facilmente a nascondere la sua dipendenza, perché gli smartphone concedono anonimato. Aggiungo un aspetto importante: molte delle famiglie al cui interno ci sono ragazzi con dipendenza seria, avevano già sperimentato il problema in passato (ad esempio, con il papà, lo zio o il nonno). La questione è geneticamente determinata.
Quanto è difficile seguire un giovane giocatore dipendente?
Un giocatore impegna molto perché, di solito, ha grossi problemi sociali, legali, finanziari e coinvolge tutta la famiglia, che va assistita a sua volta. E’ una gestione difficile.
Soffermiamoci un attimo sul gioco d’azzardo patologico in relazione a Internet. C’è il rischio concreto che i ragazzini possano imbattersi in questi giochi online e poi sviluppino una patologia?
Internet è raggiungibile da qualsiasi smartphone, questo va sottolineato. Ho seguito pazienti che hanno iniziato a giocare sul web a 13-14 anni e 3-4 anni dopo sono diventati dipendenti dalle slot machine. Però, il rischio è sempre proporzionato al tipo di soggetto che abbiamo davanti. Faccio un esempio. Se lei mette un videogioco su un cellulare davanti a 100 ragazzi, il 20-25% può abusarne. Non è Internet a creare dipendenza, ma l'applicazione che utilizziamo all’interno della rete. Le persone vulnerabili, come detto prima, sono più attratte dal gioco. E poi, oltre a questo, esiste anche il desiderio di continuare a ricercare relazioni virtuali. Quindi, si sviluppa una doppia dipendenza.
Quali sono le conseguenze del gioco d’azzardo patologico a livello sociale?
Non saper controllare questa patologia porta a spendere un sacco di soldi, a depauperare le risorse finanziarie e spesso patrimoniali. I giovani che diventano dipendenti arrivano a rubare in casa o a cercare di procurarsi del denaro tramite attività illegali, illecite (col rischio di andare incontro a problemi legali) o addirittura pericolose per loro stessi, come nel caso di alcune ragazzine che ricorrono alla prostituzione. Inoltre, dal punto di vista sociale, i giocatori patologici possono arrivare a creare debiti o a effettuare piccoli furti all’interno dell’ambiente lavorativo, compromettendo la propria reputazione. Capita anche che entrino in contatto con gli usurai, mettendo a rischio non solo se stessi ma anche la famiglia. In ultimo, chi gioca d’azzardo, essendo più vulnerabile, ha anche una maggiore probabilità rispetto ad altri soggetti di usare droghe e alcol e di poterne, dunque, diventare dipendente.
Cosa si potrebbe fare per sensibilizzare maggiormente i genitori sui rischi legati alla dipendenza da gioco?
La prima cosa da fare è informare i genitori che navigare su Internet comporta certi rischi. Le famiglie dovrebbero controllare gli accessi ai finanziamenti familiari, come ad esempio le carte di credito, o la paghetta. Dovrebbero capire come i ragazzi gestiscono i soldi.
Concludiamo parlando delle chat di gioco. Non necessariamente d’azzardo. In alcuni casi, i minori possono correre dei rischi…
In rete c'è di tutto. E' un mondo assolutamente non governato, non gestito, non gestibile, che può generare danni nei ragazzini, nei minori. Il salto da una chat di gioco a una chat di appuntamenti è molto breve. Ci sono predatori abilissimi nell’individuare le persone vulnerabili nel gioco, che spesso sono vulnerabili anche in altri ambiti, e rischiano di essere attratte, per esempio, da giochi sessuali.