"Diventerà solo una frase nei libri di storia, come accade in '1984' di Orwell, dove si sa quello che il governo vuole che si sappia". La riflessione arriva mentre continuano gli attacchi via social
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In vista della Giornata della Memoria, la senatrice a vita Liliana Segre avverte: "C'è il rischio concretissimo, se non la certezza che un giorno la Shoah venga completamente dimenticata e sia ridotta ad una frase nei libri di storia". Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, espone questa sua convinzione durante un'intervista con Marco Vigevani, presidente del comitato eventi del Memoriale della Shoah. Segre teme che accada "come in '1984', l'opera di George Orwell in cui vengono riscritti i libri e tutte le generazioni sanno quello che il governo vuole che si sappia".
Nell'intervista, che sarà online il 27 gennaio, giorno della Memoria, sul sito del Memoriale, Segre chiarisce: "Io sono di natura pessimista e questo certamente non aiuta in questo mio giudizio, ma sono così sicura dentro di me che una volta spariti, e ormai manca poco, gli ultimissimi superstiti e quando sarà finita la generazione dei figli dei superstiti, e dei nipoti forse, man mano che il tempo passerà, sia per la questione di come è stato finora sia per le falsità che verranno dette, così con in '1984', che secondo me dovrebbe essere adottato nelle scuole, la Shoah sarà ridotta a una frase nei libri di storia".
La senatrice continua: "Ci sono interessi superiori per cui è bene dimenticare una certa cosa, non parlarne più finché poi non esiste più o rimane forse, nel migliore dei casi, una riga con una data approssimativa, magari non precisa, e poi nel tempo che passa neanche più quella". La sua convinzione, spiega, "è legata alla parola 'indifferenza'", che Segre ha voluto fosse apposta, enorme, all'ingresso del Memoriale realizzato nel binario sotterraneo della Stazione Centrale di Milano, da cui partirono i vagoni piombati per i cambi di concentramento.
"Ho sempre studiato storia - aggiunge -, la materia che preferivo quando facevo il liceo e ho visto, senza nessuna inclinazione politica né religiosa, né etica, ma soltanto di una studentessa appassionata di storia, come le vicende del passato siano state dimenticate dal mondo o magari raccolte in una data che si studia sui libri di storia. E poi, dopo un po', succede che nei programmi scolastici si decide come succedeva in Orwell".
L'amara riflessione arriva mentre non si arresta la pioggia di attacchi che, via social, si sta riversando su di lei. Soprattutto da quando diverse sale cinematografiche e alcune istituzioni, come il Comune di Milano, hanno messo in calendario la proiezione del documento "Liliana", diretto dal regista Ruggero Gabbai e dedicato alla vita della 94enne sopravvissuta ai campi di sterminio. Sotto un post pubblicato su Facebook dal cinema Raffaello di Modena con l'annuncio della messa in onda del docu-film, in cartellone dal 20 al 22 gennaio, sono comparsi diversi commenti, quasi 500, la maggior parte dei quali con offese, anche antisemite, e considerazioni sgradevoli nei confronti della senatrice a vita scatenati, in particolare, dal conflitto Israele-Palestina. L'annuncio della proiezione della pellicola, che avrebbe dovuto aprire alla riflessione, ha fatto da detonatore per parole taglienti e affilate. Come quelle tracciate da ignoti nella notte su alcuni manifesti affissi dal Comune di Pordenone per promuovere la Giornata della Memoria e marchiati dalla scritta "Basta propaganda sionista, ebrei bugiardi".