DESIDERIO DI casa

Giovanni, dodici tamponi e ancora debolmente positivo: "Da 50 giorni in quarantena, non posso tornare a casa"

Il 23enne infermiere marchigiano lancia un appello: "Vorrei uscire dal grigio legislativo. A Milano non lavoro e devo pagare due affitti"

25 Lug 2020 - 22:16

"Cinquanta giorni fa ho contratto il Covid lavorando come infermiere. Da allora, non sono più riuscito a uscirne". Un calvario quello di Giovanni Formiconi iniziato il 6 giugno, quando sono apparsi i primi sintomi della malattia. Da eroe dell'emergenza si è ritrovato a essere uno dei tanti contagiati costretti a osservare la quarantena. Dopo dodici tamponi, il giovane originario di Senigallia, nell'anconetano, risulta ancora debolmente positivo. "Vorrei tornare a casa nelle Marche, ma la Regione non me lo permette".

Dalla Lombardia era arrivato il via libera: Giovanni sarebbe potuto tornare a casa. Il viaggio lo avrebbe affrontato in auto da solo. All'arrivo, i suoi genitori avevano già preparato una camera dove isolare il giovane 23enne. "Mi trovo in un grigio legislativo: fino a che non riuscirò ad avere due tamponi consecutivi negativi dovrò restare in quarantena".  

Giovanni ora è senza lavoro e si trova a dover pagare due affitti: quello della casa in cui vive e quello della stanza in condivisione dove si sarebbe dovuto trasferire. La sua richiesta è quella di regolamentare chi come lui si trova in una situazione non convenzionale: "Non ci sono motivi di avere paura per il contagio. Anche l'Oms ha rassicurato i medici sulla condizione non preoccupante di chi è debolmente positivo". 

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