Fotogallery - Fiaccolate in memoria di Giulia Cecchettin
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L'intervista al Corriere della Sera di Nicola, che aggiunge: "Mio figlio pagherà per quello che ha fatto"
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Dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin, risuona la domanda su cosa possa aver spinto l'ex fidanzato, a soli 22 anni, a scatenare tutta la sua rabbia contro la giovane di Vigonovo (Venezia) in procinto alla laurea. Sui social è rimbalzato il tema della cultura patriarcale, con pesanti critiche alla famiglia di Filippo (tema che ha scatenato anche una querelle tra il premier Giorgia Meloni e la giornalista Lilli Gruber). A queste affermazioni però ha replicato dalle pagine del Corriere della Sera Nicola Turetta, padre del 22enne, ora in stato di arresto in Germania in attesa dell'estradizione. "Non siamo talebani. Non ho mai insegnato a mio figlio a maltrattare le donne. Ho il massimo rispetto di mia moglie e in casa abbiamo sempre condannato apertamente ogni tipo di violenza di genere. Vederci descrivere ora come una famiglia patriarcale ci addolora molto", ha affermato l'uomo.
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"Proviamo un immenso dolore per la povera Giulia - ha proseguito Nicola Turetta, intervistato dal giornalista del Corriere della sera mentre stava tornando a casa con la moglie dopo essere stato in chiesa -. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto. Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio. Anzi, parlavamo spesso incasa di questi temi, soprattutto quando i ragazzi partecipavano agli eventi organizzati dallascuola... Ora, non sappiamo davvero darci una spiegazione".
Forse il problema è stato il rapporto con la madre? Viene chiesto al padre del 22enne in attesa dell'estradizione. "E' stato un altro colpo al cuore - ha spiegato -. Cosa doveva fare mia moglie? Non stirargli la tuta quando doveva andare a pallavolo? Non preparagli la cotoletta quando tornava? Ha fatto quello che fanno tutte la mamme, io credo. No? Questi giudizi sono inutili in questo momento".
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Nicola e la moglie Elisabetta non si erano accorti di atteggiamenti particolari, preoccupanti, i giorni prima il delitto. "Filippo soffriva. Ma continuavano a vedersi. I ragazzi a quell'età si lasciano, si mettono assieme. Lui, negli ultimi tempi, sembrava tranquillo", ha evidenziato. "In questi giorni mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l'orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa. Avrei dovuto?", si è chiesto.
"Secondo noi, ripeto, gli è scoppiata qualche vena in testa - ha osservato -. Non c'è davvero una spiegazione. Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato". Filippo "aveva due amici, ma credo non parlasse tanto con loro. Sarebbe stata una fortuna se si fosse confidato con qualcuno. Tutto questo, forse, non sarebbe successo".
La madre e il padre del 22enne ancora non sono riusciti a mettersi in contatto con lui. "Non ci hanno fatto ancora parlare con lui - ha raccontato -. Ci hanno detto che è molto provato. Se non lo riporteranno in Italia nei prossimi giorni, ci organizzeremo per andare noi in Germania". Filippo è stato trovato fermo in autostrada senza carburante. "Secondo noi era in stato confusionale. Ha vagato senza una meta, non è tornato perché probabilmente aveva paura. Segno che non aveva un piano. Noi, almeno, ci siamo fatti questa idea", ha sottolineato Nicola Turetta, che in un'altra intervista aveva affermato che avrebbe preferito finisse diversamente per il figlio. "Sono cose che si pensano - ha concluso -. Ma resta nostro figlio. Cosa dobbiamo fare? Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori".