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Fondamentale per il ritrovamento della salma è stato il fiuto di un cane e le immagini delle telecamere che hanno segnalato in zona il passaggio della Grande Punto Nera
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Circa una cinquantina di metri di distanza dal piano stradale, in una zona impervia, a circa 1000 metri di quota. Era lì il corpo di Giulia Cecchettin, gettato in un dirupo nei pressi del lago di Barcis. È stato Jageer, un flat coated retriever, a permettere una svolta nelle indagini sulla scomparsa di Giulia Cecchettin. È un cane di 4 anni in forza ai cinofili della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia.
Il suo ruolo è stato fondamentale, senza il suo olfatto, probabilmente il giallo della scomparsa di Giulia sarebbe rimasto tale. Da due giorni l'area era sorvolata dall'elicottero dei Vigili del fuoco, ma il corpo della studentessa era nascosto da una grande roccia che ne impediva l'individuazione anche dalla carreggiata stradale. Ieri mattina erano stati alzati in volo anche i droni. Dove non è arrivata la tecnologia, ci ha pensato il fiuto di Jageer: quando il conduttore si trovava nel fitto del bosco, l'animale ha avvertito la presenza di Giulia e ha condotto il padrone fin sotto il piano stradale. A quel punto è stata avvistata la ragazza e il volontario della Protezione civile ha dato l'allarme via radio, senza avvicinarsi per non inquinare la scena del crimine. "Venite, ho trovato Giulia", ha detto agli altri soccorritori, già senza alcun dubbio sull'identità. D'altronde gli abiti indossati dalla ragazza erano gli stessi del giorno della scomparsa.
Il ritrovamento è avvenuto in presenza dei carabinieri, dei vigili del fuoco di Pordenone e dei volontari della Protezione civile che hanno immediatamente messo in sicurezza e cristallizzato per gli inquirenti il luogo del ritrovamento. Il personale del Ris di Parma, arrivato già nel primo pomeriggio, ha svolto rilievi di ogni tipo. La strada del ritrovamento da due giorni era chiusa al traffico. L’arteria, infatti, viene interdetta alla circolazione nel periodo invernale poiché molto pericolosa. La pericolosità del punto scelto da Filippo per sbarazzarsi del corpo di Giulia è testimoniata da un guardrail in un punto ben preciso, sotto il quale c'è una scarpata rocciosa. Fondamentale per il ritrovamento della salma è stato anche l’indizio dato dalla telecamera che ha segnalato in zona il passaggio della Grande Punto.