A Milano durante la sesta udienza sono state analizzate le ricerche web dell'ex barman reo confesso dell'omicidio della fidanzata incinta di 7 mesi e le chat tra i due
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Il padre di Giulia Tramontano ha scritto sui social chiedendo giustizia per la figlia 29enne, uccisa con 37 coltellate dal compagno Alessandro Impagnatiello a Senago (Milano) il 27 maggio 2023 mentre era incinta di sette mesi. "Giulia, chiederemo giustizia per voi senza mai arrenderci. Il vostro assassino deve marcire in galera", si legge su profilo Instagram di Franco Tramontano. Parole scritte nel giorno della nuova udienza del processo a carico dell'ex barman reo confesso.
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"Con il sorriso e la bontà d'animo hai illuminato la vita di chi ti era vicino. Il tuo ricordo vivrà sempre nei nostri cuori, la tua luce continuerà a brillare nel cielo e il vento ci porterà il tuo profumo", recita il messaggio del padre di Giulia. "Lo grideremo ogni giorno, giustizia", sono state, invece, le parole della mamma di Giulia, Loredana Femiano.
La sesta udienza del processo a carico di Impagnatiello, come si legge su Il Giorno, si è aperta con la deposizione dei carabinieri che hanno estrapolato i contenuti del pc e dei telefoni dell'imputato. Tra le ricerche effettuate dall'imputato, nei giorni in cui Giulia risultava scomparsa, figura "la vita di Alberto Stasi a Bollate". Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, a Gargalasco e sta contando la sua pena. E anche "come disconnettere WhatsApp" e "rimuovere macchie di sudore, macchie di sangue e macchie ruggine dalle auto".
Dall'analisi delle chat tra i due è emerso che Giulia voleva lasciare Impagnatiello dopo aver trovato nella macchina del compagno un rossetto (appartenente all'altra donna del barman, che lo aveva lasciato di proposito affinché lei lo ritrovasse ndr). "Dimmi chi è salito in macchina. Rispondi e poi mi vedrai dal binocolo", scriveva la donna. Impagnatiello rispondeva di non sapere nulla, di non avere idea di come quel rossetto fosse finito lì. "Basta, ognuno per la propria strada", scriveva ancora la 29enne. L'uomo, allora, provava a far leva "sui sensi di colpa" di Giulia: "Vuoi dividerci prima della nascita del bambino? Che madre sei?". Due giorni prima del delitto, la 29enne scriveva al compagno che non aveva più intenzione di "combattere e vivere una vita non soddisfatta al fianco della persona sbagliata. Non ho fiducia in te e non ne avrò mai. Saluta Thiago, lo vedrai col binocolo". I messaggi successivi al 27 maggio -, giorno dell'omicidio - sarebbero stati inviati dal 30enne nel tentativo di simulare un allontanamento volontario della fidanzata.
E ancora, nell'ultimo messaggio audio inviato a una sua amica poche prima di essere uccisa, parlando del suo incontro con l'altra donna di Impagnatiello, Giulia diceva: "Mi ha raccontato tutto. Sono scioccata, veramente". Quando in aula si è ascoltata la voce della figlia, la mamma Loredana, presente al processo con il marito Franco, è scoppiata in lacrime.
La madre di Giulia in una storia su Instagram dopo l'udienza ha detto: "Ti ho cercata ovunque, come ogni volta che torno a Milano. Ma ti ho trovata solo in aula, dove ancora ho pianto, ma sono stata orgogliosa di te. Di come te, con il tuo principe azzurro Thiago, hai provato a riprenderti la vita, quella che meritavi, ma che vi è stata strappata. Ti amo Giulia, ti amo Thiago, anche se non ti ho mai conosciuto. Non avrò mai pace".
A quattro giorni dall'omicidio di Giulia Tramontano, Impagnatiello era "assolutamente collaborante e anche freddo". A descriverlo così è stato il comandante della sesta sezione del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, Gianluca Bellotti, testimone al processo davanti alla Corte di Assise di Milano. Il 31 maggio 2023, poche ore prima del rinvenimento del corpo della 29enne, l'ex barman "è venuto nel nostro ufficio e ci ha consegnato il telefono, era molto disponibile anche alle nostre richieste del pin e delle password. Si è mostrato freddo, non agitato". Uno stato d'animo che avrebbe mantenuto, secondo la testimonianza, anche quando gli è stata notificata l'informazione di garanzia, per cominciare "a vacillare" soltanto qualche ora dopo. Rispondendo alle domande del pm Alessia Menegazzo, Bellotti ha poi aggiunto che intorno alle 20 dello stesso giorno Impagnatiello ha avuto "quasi un piccolo crollo, come se avesse capito che noi eravamo a conoscenza di tutta la realtà. Quella freddezza, quella serenità e quella calma che lo avevano contraddistinto, hanno vacillato".