Il giovanissimo Di Matteo, allora 12enne, fu rapito il 23 novembre del 1993. Venne strangolato e sciolto nell'acido per punire il padre diventato collaboratore di giustizia
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Il fratello del piccolo Giuseppe Di Matteo rompe il silenzio per criticare duramente l'uscita e la presentazione del libro di Giovanni Brusca. "Non bisogna dare più visibilità agli uomini di Cosa Nostra che hanno martoriato il territorio, bloccandone lo sviluppo e portando dolore e morte", afferma Nicola Di Matteo. "Queste manifestazioni servono solo a riaprire ferite dolorose in quanti hanno perso i propri cari", aggiunge. Il ragazzino, allora 12enne, venne strangolato e sciolto nell'acido dopo essere stato rapito il 23 novembre del 1993 su ordine di Giovanni Brusca, Matteo Messina Denaro e Leoluca Bagarella. Alla base del rapimento la scelta del padre, Santino Di Matteo, di collaborare con la giustizia.
"Su questi personaggi - aggiunge Nicola Di Matteo - deve calare l'oblio, il silenzio. Non devono avere più alcuna possibilità di potere parlare. Brusca non si è mai mostrato veramente pentito per tutto il male compiuto in quegli anni. Dare a lui una ribalta è solo un grave errore che porta in noi che abbiamo sofferto solo altro dolore".