Il numero uno dell'Associazione nazionale magistrati Santalucia: "Abbiamo solo chiesto di valutare i problemi legati a udienze affollate in relazione alla pandemia. Mai pensato di sospendere nulla"
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"Nessuna minaccia di sospensione dell'attività giudiziaria. L'Associazione nazionale magistrati non sospende nulla, non ne ha il potere, non ha mai pensato di farlo". L'Anm corregge il tiro dopo la bufera sulla polemica sui vaccini per una mancanza di priorità per la categoria delle toghe e il presidente Giuseppe Santalucia chiarisce di aver solo posto un problema.
"Abbiamo rappresentato - spiega Santalucia - a chi ha compiti organizzativi di valutare se ruoli stracarichi di procedimenti, udienze affollate possano oggi convivere con il problema drammatico di una recrudescenza del virus".
"Nessuna richiesta di priorità per noi" - Il numero uno dell'Anm precisa poi che "quella nota non era una richiesta di vaccinazione prioritaria della corporazione dei magistrati. Abbiamo detto che in un periodo in cui si chiude l'Italia di considerare che l'udienza è un luogo di esposizione a rischio. Salutiamo con favore la notizia della proroga dell'attività emergenziale ma può non essere del tutto soddisfacente. Ci sono settori di attività giudiziaria che continuanon in presenza fisica in situazioni logistiche non adeguate".
Tutto era nato dalla diffusione di una nota della giunta esecutiva dell'Anm. L'Associazione, si legge nel documento, "invita i dirigenti degli uffici giudiziari, con la sollecitudine che la gravità del momento richiede, ad adottare, a tutela della salute, energiche misure organizzative al fine di rallentare immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici. senza escludere, nei casi più estremi, anche la sospensione dell'attività giudiziaria non urgente".
Fonti ministero della Giustizia: "L'Anm sapeva dei vaccini e della proroga dell'emergenza" - Dopo la diffusione del documento, era subito arrivata la secca replica da fonti di via Arenula, che sottolineavano come l'Anm già sapesse che sarebbe stato prorogato o stato di emergenza per l'attività giudiziaria (per decreto il termine sarà portato al 31 luglio), così come conosceva anche la scelta del governo di procedere alle vaccinazioni per classi di età.
Temi, sottolineano le fonti, che erano stati al centro del colloquio con il ministro Marta Cartabia del 18 marzo. In quell'occasione l'Anm aveva chiesto l'inserimento dei magistrati tra i soggetti da vaccinare con priorità, ma la Cartabia aveva ribadito la linea del governo, in nome del principio di uguaglianza e per evitare la competizione tra le categorie. In quell'occasione, il ministro aveva poi citato, tra le categorie più a rischio, i cassieri dei supermercati. Insomma, la posizione del governo era nota ai magistrati, che sembravano averla compresa.
Nuovo Piano vaccinale - Nel documento delle toghe si leggeva tra l'altro che "il nuovo Piano strategico vaccinale, modificando le linee guida approvate dal Parlamento nel dicembre 2020, non prevede più, tra i gruppi target di popolazione cui offrire il vaccino in via prioritaria, i lavoratori del comparto giustizia".
"Minore priorità alla giustizia" - Secondo il sindacato della categoria, si legge sempre nella nota, "il governo considera dunque il servizio giustizia con carattere di minore priorità rispetto ad altri servizi essenziali già sottoposti a vaccinazione, tanto da non ritenere doveroso rafforzare le condizioni che ne consentano la prosecuzione senza l'esposizione a pericolo per gli operatori".
"Antitesi con obiettivi espressi dall'Ue e dal ministro Carabia" - E infine, la giunta esecutiva dell'Anm osserva che "tale decisione, oltre a destare disagio e sconcerto per la totale sottovalutazione dell'essenziale e improcrastinabile servizio giustizia, appare in assoluta antitesi con gli obiettivi di riduzione dei tempi dei processi imposti dall'Unione europea e richiamati dalla ministra Cartabia nelle linee programmatiche esposte recentemente al Parlamento".
Ed ecco la conclusione: "Questo perché l'esclusione del comparto giustizia dalla programmazione vaccinale, specie in un momento di grave recrudescenza dell'emergenza pandemica, imporrà fin da subito il sensibile rallentamento di tutte le attività giudiziarie che devono necessariamente essere svolte in presenza, donde l'inevitabile allungamento dei tempi di definizione dei processi".