Per la procura voleva vendere i dati

Hacker arrestato conosceva le password di pm e utenti del ministero della Giustizia

Carmelo Miano aveva trafugato l'intera lista degli utenti che utilizzano l'infrastruttura informatica del Guardasigilli

16 Ott 2024 - 17:38
 © Ansa

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Carmelo Miano, l'hacker siciliano arrestato a inizio ottobre, aveva trafugato l'intera lista degli utenti che utilizzano l'infrastruttura informatica del ministero della Giustizia e da quel data-base ha ottenuto i nominativi degli utilizzatori e decriptato le password che poi ha stoccato in un'area riservata del suo computer. Il 26enne era in possesso, inoltre delle password di 46 tra magistrati inquirenti e procuratori. E' quanto sostiene la procura di Napoli che ritiene il giovane estremamente pericoloso.

Le password di magistrati e procuratori

 In particolare Carmelo Miano era in possesso, tra Firenze, Perugia e Torino, di ben 46 password di altrettanti magistrati inquirenti, tra cui anche quelle dei procuratori di Perugia e di Firenze. E' quanto emerge dagli approfondimenti investigativi eseguiti dalla procura di Napoli sulle informazioni acquisite e analizzate dagli inquirenti nell'ambito dell'indagine sulle incursioni dell'hacker siciliano. Ai giudici del tribunale dei Riesame di Napoli la procura ha chiesto la conferma della detenzione in carcere per l'indagato. 

L'obiettivo sarebbe stato vendere i dati

 La procura di Napoli ritiene "estremamente pericoloso" l'hacker, arrestato all'inizio di ottobre nell'ambito di una indagine della Polizia Postale coordinata dalla procura di Napoli sulle violazioni ai server del Ministero della Giustizia. Per gli inquirenti l'imponente quantità di dati sequestrati a Miano, poco si conciliano con la circostanza, sostenuta dall'indagato, che l'unico obiettivo era conoscere lo stato delle indagini che lo riguardavano. Il movente dichiarato da Miano non corrisponderebbe con quanto emerso dagli approfondimenti investigativi (che proseguono) e che invece parrebbero sostenere la tesi secondo cui il suo reale obiettivo era vendere i dati.

Il wallet con diversi milioni in criptovalute

 I magistrati del pool cybercrime di Napoli non escludono connessioni tra l'hacker ed eventuali committenti. E tra gli indizi a sostegno di questa tesi c'è, tra l'altro, il wallet trovato in suo possesso con diversi milioni in criptovaluta (già sequestrato). La procura di Napoli ha annunciato che è in corso la separazione degli atti per la loro trasmissione agli uffici inquirenti competenti in relazione alla violazione delle mail dei magistrati che appartengono a diverse procure italiane. I pm partenopei si sono poi detti contrari con l'attenuazione della misura cautelare del carcere con i domiciliari. 

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