Audizione in Commissione d'inchiesta

I genitori di Regeni: "L'ambasciatore italiano al Cairo non cerca la verità"

Nella Commissione parlamentare d'inchiesta, Paola Deffendi e il marito Claudio rievocano i rapporti con i politici dell'epoca, accusano Alfano ("fuffa velenosa") e ricordano: "Torture scoperte dai giornali"

04 Feb 2020 - 13:15
 © IPA

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"L'ambasciatore italiano al Cairo da molto tempo non ci risponde: evidentemente persegue altri obiettivi rispetto a verità e giustizia". E' il commento dei genitori di Giulio Regeni sull'operato dell'ambasciatore Giampaolo Cantini in merito alle indagini sull'uccisione del ricercatore. Intervenendo alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda, il padre di Regeni ha anche parlato di "zone grigie" da parte sia egiziana sia italiana.

Parlando di "altri obiettivi", i genitori hanno sottolineato anche che Cantini "porta avanti con successo iniziative su affari e scambi commerciali tra i due Paesi, come si evince dagli scambi tra Italia ed Egitto". 

L'attacco ad Alfano: "Da lui fuffa velenosa" - La madre di Regeni, Paola Deffendi, ha anche ricordato il momento dei reinvio dell'ambasciatore al Cairo parlando di "fuffa velenosa" da parte dell'allora ministro Alfano. "Incontrammo Gentiloni - racconta - il 20 marzo 2017 e ci disse che ci avrebbe dovuto convincere della necessità di rinviare l'ambasciatore in Egitto. E noi gli rispondemmo che non ci avrebbe convinto. Poi ci chiamò il ministro Alfano e ci disse che avevano già deciso di rinviare l'ambasciatore al Cairò. E' stata una fuffa velenosa quella di mandare l'ambasciatore Cantini. Vi chiedo di indagare su cosa stia facendo oggi lo studio dell'avvocato Angelino Alfano nei suoi rapporti con l'Egitto". 

"Scoperte le torture dai giornali e dai siti web" - I genitori di Giulio spiegano poi alla commissione di aver "scoperto che Giulio era stato torturato leggendo i quotidiani italiani online. Non ci era stato riferito probabilmente, pensiamo, anche per una forma di affetto e tutela. Siamo però nella società della tecnologia e tutto si viene a sapere". Paola Regeni ha poi chiarito di aver "collaborato con quattro governi e con diverse persone. abbiamo incontrato Renzi, l'allora ministro degli Esteri Gentiloni poi divenuto premier. Poi Conte nel governo 'Conte 1' e nel governo 'C0nte 2'. Poi il ministro degli Esteri Di Maio e ancora prima l'allora ministro degli Esteri Moavero. Abbiamo incontrato anche il ministro degli Interni Alfano. Queste sono le persone che ci sono state vicine". 

"Quella ricerca non era pericolosa" - Sulla ricerca che Giulio stava conducendo al Cairo la madre racconta di aver "conosciuto una ragazza della Sapienza che è andata in Egitto dopo Giulio per gli stessi studi. Quindi di per sè la ricerca non era pericolosa se l'università ha continuato a mandare degli studenti. Giulio era là perché stava facendo una ricerca storico-sindacale.: l'Egitto e i sindacati erano soltanto uno dei focus, sia i sindacati indipendenti sia quelli governativi. Non sappiamo cosa sapesse né cosa avesse concordato con la docente. La sua ricerca era più ampia di quanto la stampa ha raccontato. Lui doveva stare fino al 4 marzo e doveva ancora incontrare i sindacati governativi". 

"Ancora zone grigie" - Ci sono "zone grigie sia dal governo egiziano, che è recalcitrante e non collabora come dovrebbe, sia da parte italiana, che non ha ancora ritirato il nostro ambasciatore al Cairo", sottolinea poi Claudio Regeni, mentre la moglie Paola spiega di aver saputo "che in quei giorni della scomparsa di Giulio, tra il 25 gennaio e il 4 febbraio di quattro anni fa, al Cairo c'era il direttore dell'Aise (Agenzia di informazioni e sicurezza esterna) Alberto Manenti". Infine, i genitori hanno sottolineato: "Noi abbiamo delle aspettative, che voi smuoviate la politica. Se la politica non collabora, la Procura di roma fatica ad andare avanti". 

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