L'uomo fu pestato da una gang di sudamericani a Villapizzone, nel Milanese, tre anni fa
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Botta e risposta fra provocazioni e polemiche sul web. Protagonista il capotreno aggredito a colpi di machete tre anni fa a Villapizzone nel Milanese. Carlo Di Napoli, che ha rischiato di perdere il braccio, ha postato in internet le sue cicatrici a dimostrazione della gravità delle sue condizioni di salute. Un video choc che documenta in modo inequivocabile le conseguenze di quel gravissimo assalto criminale da parte di una gang sudamericana, bloccata dalla polizia poco dopo e portata in questura ancora con le tracce di sangue addosso.
Il filmato con le ferite provoca reazioni disparate. Compreso il commento di un pendolare: "A luglio invece dell'abbonamento mensile pensavo di comprare un machete", scrive. Seguito da una richiesta, non meno provocatoria, di quale possa essere il modello di lama consigliato dal capotreno. Con pacatezza, il ferroviere ha risposto. "Vede signor Marco, quelle che le mostro sono le cicatrici che porto dopo l'aggressione", sottolinea il capotreno. "Si ricordi che dietro una divisa, ogni divisa, c’è un uomo ed una donna in carne e ossa, con famiglia, amici ed altri cari, e che quello che lei reputa simpatico ed ironico ha fatto inorridire non pochi. Non parlo solo dei ferrovieri, perché mi hanno scritto ed inviato lo screenshot del suo post, ma anche persone che non hanno nulla a che fare col trasporto pubblico". E ancora: "Si ricordi che lo schermo di un telefonino o il monitor di un pc non ci rende anonimi o protegge, quello che si pubblica in un modo o nell’altro esce. In accordo con gli amministratori, i commenti a questo mio post verranno immediatamente bloccati, se riterrà opportuno contattarmi lo potrà tranquillamente fare con un messaggio privato".
Per fortuna sul web non mancano messaggi di solidarietà per il capotreno e nemmeno quelli di indignazione per i post sarcastici. "Non si scherza con le tragedie altrui", protestano i comitati di viaggiatori e di pendolari, solidali con il capotreno, addolorati per la vicenda e per l'allucinante dibattito.