Giulia Tramontano, la 29enne uccisa dal fidanzato Alessandro Impagnatiello
© Italy Photo Press
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Il 30enne dopo aver confessato l'omicidio ha aggiunto "particolari che riguardano l'ultima fase dell'accoltellamento"
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Per Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, 29enne incinta di sette mesi, "l'unica forma di pentimento che abbia un senso è togliermi la vita". Sono le parole che il 30enne ha detto al suo legale e riportate dallo stesso avvocato al termine dell'interrogatorio di convalida del fermo nel quale il barman ha nuovamente confessato l'omicidio "aggiungendo particolari che riguardano l'ultima fase dell'accoltellamento". L'uomo "ha negato la premeditazione e ha detto che ha fatto tutto da solo", ha concluso il legale.
L'accusa di omicidio volontario - Il 30enne è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale per aver accoltellato la ragazza e poi tentato di darle fuoco con alcol e benzina nella vasca da bagno e nel garage. Per i pubblici ministeri Alessia Menegazzo e Letizia Mannella aveva già deciso di uccidere la 29enne prima che questa tornasse a casa, come dimostrerebbero, fra i vari elementi raccolti dagli investigatori, le stringhe di ricerca sul web alle 19 di sera di sabato 27 maggio con le parole-chiavi "ceramica bruciata vasca".
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Il racconto - Impagnatiello ha raccontato che durante la lite con la giovane rientrata a casa, dopo che lei aveva scoperto del tradimento con un'altra donna rimasta anche lei incinta prima di interrompere la gravidanza, "si era inferta già qualche colpo all'altezza del collo e io arrivato vicino a lei, per non farla soffrire le ho inferto tre o quattro colpi all'altezza del collo". "Il coltello è caduto a terra - ha dichiarato durante la sua confessione - davanti al divano, lei era stremata a terra e io le dicevo che era finita e che doveva riposarsi".