Nel Decreto concretezza in aula alla Camera passa la norma che prevede la timbratura in entrata e in uscita dalla scuola per i presidi ma non per i docenti
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Nel Decreto concretezza in aula alla Camera passa la norma che prevede la timbratura in entrata e in uscita dalla scuola per i “Presidi” attraverso il rilevamento delle impronte digitali. Nello spesso provvedimento si escludono invece i docenti da questa forca caudina. Nonostante emendamenti oppositivi presentati anche da esponenti della stessa maggioranza la norma passa alla Camera e ora verrà votata al Senato. Si tratta di una prova eloquente di mancanza di conoscenza dei meccanismi di funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Passi per i Deputati ma…..il Ministro della pubblica istruzione che fa, tace? La questione è molto delicata e rischia di paralizzare o burocratizzare in modo inspiegabile e grottesco il funzionamento organizzativo, didattico, strutturale delle istituzioni scolastiche.
Il Preside (da tempo in realtà "dirigente scolastico") avendo la rappresentanza legale dell’istituto è investito da una pluralità di funzioni: assicura il regolare andamento dell’attività scolastica, controlla l’ordinato svolgersi delle lezioni, presiede gli organi collegiali di istituto, è unico titolare del mantenimento delle relazioni istituzionali esterne, anzi il suo compito rappresentativo è quello di assicurare l’interfaccia con gli enti del territorio.
Per questo deve (non “può”, “deve”) uscire per controllare gli altri plessi scolastici, presiedere le riunioni esterne alla sede di direzione, mantenere i contatti con l’amministrazione comunale (in alcuni casi ben più di una), con la ASL, gli esperti del territorio, recarsi in “Provveditorato” o presso l’Ufficio scolastico regionale” e per svolgere la sua funzione di titolare della promozione e del coordinamento delle attività scolastiche deve poter disporre di una discrezionalità che gli consenta di valutare “dove” la sua presenza è più utile in ogni momento della giornata.
Per far questo è del tutto e in modo logicamente correlato all’espletamento dell’incarico, svincolato dall’orario di inizio o di fine delle lezioni: basti pensare alle riunioni dei consigli di istituto che si svolgono prevalentemente la sera, o dei collegi dei docenti che hanno luogo necessariamente al termine delle lezioni. Inoltre – come Dirigente – ha il diritto-dovere di esercitare un’azione di controllo sul funzionamento scolastico, dal rispetto degli orari dei dipendenti, ai problemi di edilizia, alle uscite didattiche, alla vigilanza interna ed esterna all’istituto, alla sicurezza, al vaglio di potenziali pericoli interni ed esterni.
Prevedere che debba farsi riconoscere attraverso le impronte digitali e – mediante questa rilevazione – valutare la sua presenza all’interno della scuola alla stregua di un impiegato (quando invece è proprio lui a svolgere la funzione del controllo su tutto ciò che riguarda il funzionamento complessivo della scuola che dirige e di cui ha totale ed unica responsabilità e rilevanza esterna) o costringerlo a stare sempre seduto dietro la scrivania significa non conoscere come funziona una scuola. Un’approssimazione ingiustificabile e per niente documentata, una decisione paralizzante ed offensiva per la dirigenza scolastica. Bisogna scegliere tra la demagogia e l’esercizio consapevole di una complessa responsabilità.
Francesco Provinciali