Sotto accusa la riforma Madia

Incendi, ex forestale a Tgcom24: "Colpa dell'abolizione del Corpo"

Il generale in pensione, Silvano Landi, punta il dito contro la riforma Madia: "Manca personale specializzato"

30 Ott 2017 - 13:32
 © ansa

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"Lo scioglimento del Corpo forestale ha contribuito all’intensificarsi dell’emergenza incendi". Parlando dei roghi divampati in Piemonte, il generale Silvano Landi punta il dito contro la riforma Madia, che ha disposto il trasferimento del personale ad altre forze di polizia. "Molti si occupano di ordine pubblico, lontano dai boschi - ha detto a Tgcom24 - nelle aree incendiate mancano persone specializzate in operazioni di spegnimento".

Lo scioglimento del Corpo - La riorganizzazione prevista dal ddl Madia, approvato nel 2015, prevedeva l’assorbimento del Corpo forestale in un’altra forza di polizia. Successivi decreti sancirono il trasferimento di risorse e competenze al Comando per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri. Dopo l’abolizione definitiva del Corpo, il 31 dicembre 2016, non tutti i forestali sono stati riassegnati alla lotta agli incendi boschivi. Molti sono stati inquadrati nella Polizia di Stato o nel Vigili del Fuoco e, nonostante le competenza maturata in anni di servizio, sono stati impiegati come tutori dell’ordine o addetti allo spegnimento delle fiamme in ambienti urbani. Uno spreco di risorse e competenze, che ha indebolito le misure di tutela del patrimonio ambientale. "Tranne i forestali che sono transitati nella Guardia di Finanza, che si occupano di soccorso alpino, gli altri forestali non si occupano più di incendi boschivi e non fanno più i direttori delle operazioni di spegnimento", ha ribadito Landi.

La montagna si spopola - Oltre ai fattori burocratici e organizzativi, altri fattori antropici e culturali contribuiscono ad alimentare il problema. Gli incendi hanno un forte impatto sulle comunità che vivono nel fondovalle, già interessate da alcuni decenni da un massiccio fenomeno di spopolamento. Meno popolazione significa, a sua volta, meno interventi di manutenzione dei sentieri e pulizia del bosco. Un circolo vizioso che porta sia a un aumento dei roghi sia a maggiori difficoltà nel contrasto alle fiamme. "L’abbandono della montagna è iniziato molti decenni fa - ha ricordato Landi - e lentamente ha portato a trascurare il bosco, con l’eliminazione di tutta una serie di pratiche importanti".

L'importanza della prevenzione - Nemmeno la siccità prolungata basta a spiegare il propagarsi dei roghi: "Dietro ogni incendio c’è la mano dell’uomo. Spesso abbiamo a che fare con incendi di natura dolosa, ma troppo frequentemente abbiamo a che fare con la colpa, cioè con la negligenza e la mancanza di particolari cautele. Bisogna lavorare sui giovani per far capire loro l’iportanza di aver cura dei boschi. In questi giorni di tragedia ci rendiamo conto di quanta importanza abbiano alcuni principi fondamentali della prevenzione". E anche queste attività complementari sono, come quelle di spegnimento, minate dall'assenza di personale specializzato. "La prevenzione è un’arma fondamentale, mai sufficientemente utilizzata e sfruttata ai fini di evitare questi disastri", ha sottolineato il generale.

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