maxi-indagine

Inchiesta banche dati, hacker avrebbero violato anche una mail di Mattarella | Pm: contatti con mafie e servizi segreti

Da un'intercettazione in mano alla Procura di Milano, uno degli arrestati avrebbe sostenuto di "essere riuscito a utilizzare abusivamente o a clonare" un indirizzo assegnato al Capo dello Stato

27 Ott 2024 - 12:33
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La rete di hacker dedita allo spionaggio industriale sotto inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Procura nazionale antimafia avrebbe clonato o utilizzato abusivamente un indirizzo email assegnato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo riferisce il Corriere della Sera citando atti dell'inchiesta, in particolare alcune intercettazioni. La complessità tecnica dell'indagine dei carabinieri di Varese è tale che anche il pm De Tommasi ha descritto la situazione come "inquietante per i possibili scenari che apre". 

La mail di Mattarella

 Uno degli arrestati, Nunzio Samuele Calamucci, consulente informatico e investigatore privato in affari con l'ex "superpoliziotto" Carmine Gallo, "lascia intendere - prosegue il Corriere - di aver intercettato, o essere riuscito a utilizzare abusivamente o a clonare, per il tramite di un gruppo denominato 'Campo Volo', un indirizzo email assegnato alla massima carica dello Stato". "Mi raccomando stampatela da una stampante non riconducibile", dice intercettato. "Noi l'abbiamo spedita a venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella con nome e cognome che se vanno a vedere l'account è intestato al presidente della Repubblica e non vorrei che gli rompano le scatole... Lo vedono che è diverso".  

"Ho 800mila dati riservati in hard disk"

 Calamucci avrebbe avuto "a disposizione" un "hard disk contenente ottocentomila Sdi", ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell'ordine. "Ottocentomila Sdi, c'ho di là", dice intercettato parlando lo scorso gennaio con Gallo, anche lui arrestato. In un'altra conversazione del novembre 2023, Calamucci avrebbe avuto la preoccupazione di "mettere da parte", ossia trasferire dati, di "sei, sette milioni di chiavette che c'ho io". Aveva una "mole di dati da gestire - scrivono i pm - enorme, pari almeno a 15 terabyte". Lo si legge negli atti dell'inchiesta della Dda di Milano.

Pm: "Banda hacker ha contatti con mafie e servizi segreti"

 La presunta associazione per delinquere gode "di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri" e gli indagati "spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi". Lo scrive negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi, che spiega che il gruppo riconducibile alla società Equalize ha una struttura "a grappolo": ogni "componente" e "collaboratore" ha a sua volta "contatti nelle forze dell'ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni" con cui "reperire illecitamente dati".

Tajani: "Storia dossier inaccettabile minaccia a democrazia"

 Quando noi parliamo di un impegno forte sulla sicurezza, riguarda la sicurezza nelle nostre strade ma anche la sicurezza dei nostri dati riservati. Utilizzare dati che non dovrebbero essere diffusi diventa un reato, poi vengono utilizzati per battaglie interne, per battaglie politiche. Questa storia dei dossier è inaccettabile, noi lo diciamo da tempo. Anche l'uso delle intercettazioni è una vergogna finalizzato alla pubblicazione". Così il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando l'inchiesta.

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