Da un'intercettazione in mano alla Procura di Milano, uno degli arrestati avrebbe sostenuto di "essere riuscito a utilizzare abusivamente o a clonare" un indirizzo email assegnato a Mattarella
La presunta rete di hacker dedita allo spionaggio industriale sotto inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Procura nazionale antimafia avrebbe clonato o utilizzato abusivamente un indirizzo email assegnato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo riferisce il Corriere della Sera citando atti dell'inchiesta, in particolare alcune intercettazioni. La complessità tecnica dell'indagine dei carabinieri di Varese è tale che anche il pm De Tommasi ha descritto la situazione come "inquietante per i possibili scenari che apre". Si indaga inoltre sulla possibile vendita di dati all'estero.
A destare l'allarme di inquirenti e investigatori è un dialogo intercettato che fa temere che la rete di Gallo e dei suoi sodali sia arrivata in qualche modo al Quirinale. Nunzio Samuele Calamucci, parlando con l'ex funzionario di polizia, un tempo portato in palmo di mano, lo ha aggiornato in merito all'invio a "venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella, con nome e cognome che se vanno a vedere l'account è intestato al Presidente della Repubblica". Si tratta di una sola intercettazione in mano al pm Francesco De Tommasi, che coordina l'indagine con l'aggiunto Alessandra Dolci e il procuratore Marcello Viola, su cui verranno fatti i riscontri con una maxi consulenza tecnica che riguarderà tutto il materiale sequestrato due giorni fa. Calamucci e Gallo, scrive il pubblico ministero, "lasciano intendere - di aver intercettato (...) un indirizzo email assegnato alla massima carica dello Stato, il presidente Sergio Mattarella o comunque di essere riusciti (...) a utilizzare abusivamente o a clonare il predetto account". Dal Quirinale nessun commento sulla vicenda anche perchè "c'è un'inchiesta in corso".
Tra le persone spiate ci sarebbero anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo. Dagli atti dell'indagine spunterebbe una intercettazione del maggio 2023 in cui Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano, negli uffici della sua società di investigazioni, avrebbe chiesto ai suoi di fargli un report sulla seconda carica dello Stato: "Ignazio La Russa!", "diciotto luglio. Esatto, abita in..". "E metti anche un altro se c"è... eh... come si chiama l'altro figlio? Eh... Geronimo come si chiama Geronimo La Russa ? (...)ma non si chiama Geronimo ..(...) "Antonino? Metti Antonino La Russa?" "Lui è dell'ottanta... infatti c'è La Russa Antonino Junior Giovanni ... vediamo... (incomprensibile)... stavo pensando sia Antonino che Ignazio .... il Kpmg dove è?", parlando della società internazionale di revisione e consulenza. Pazzali ai suoi chiede ancora, riferendosi al terzogenito del senatore: "Leonardo sull'intelligence non ha niente?".
Calamucci avrebbe avuto "a disposizione" un "hard disk contenente ottocentomila Sdi", ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell'ordine. "Ottocentomila Sdi, c'ho di là", avrebbe detto intercettato parlando lo scorso gennaio con Gallo, anche lui arrestato. In un'altra conversazione del novembre 2023, Calamucci avrebbe avuto la preoccupazione di "mettere da parte", ossia trasferire dati, di "sei, sette milioni di chiavette che c'ho io". Aveva una "mole di dati da gestire - scrivono i pm - enorme, pari almeno a 15 terabyte". Lo si legge negli atti dell'inchiesta della Dda di Milano.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia, le società riconducibili al gruppo di hacker, che avrebbe fabbricato dossier attraverso dati e informazioni segrete, avrebbero incassato un totale di oltre 3,1 milioni di euro di "profitti illeciti", di cui oltre 2,3 milioni la sola Equalize srl. In una integrazione del 27 settembre alla richiesta di custodia cautelare, il pm sottolinea come la "predisposizione dei dossier illegali" sta andando avanti e che c'è anche il "rischio" che i dati e le informazioni prelevate vadano in mano "di agenzie straniere e che all'estero possa essere creata e detenuta una banca dati destinata a conservare le informazioni".
Le nuove indagini, infatti, hanno accertato che a Londra è stata costituita una società "clone" di quella milanese, ossia la Equalize Ltd. E proprio in Inghilterra agisce, secondo la Dda, un gruppo di "ragazzi", così chiamati nelle intercettazioni, che si occuperebbe di "accessi diretti" alla banca dati Sdi delle forze dell'ordine. Nell'atto del pm si legge anche che Equalize srl nei primi sette mesi del 2023 avrebbe incassato coi suoi "report" 763mila euro. E gli investigatori hanno, poi, calcolato con una serie di parametri i presunti incassi per quei servizi di dossieraggio in oltre 2,3 milioni di euro in tre anni, tra 2022 e 2024. Il resto del complessivo incasso di oltre 3,1 milioni arriverebbe da altre quattro società, tra cui la Mercury Advisor.
In un'intercettazione tra Calamucci e Giulio Cornelli, due degli arrestati coinvolti nell'inchiesta, verrebbe inoltre affermato: "E moh sai... fa...famme... prendo un report e te lo dico... cioè con i report che abbiamo noi in mano possiamo sputtanare tutta l'Italia".
La presunta associazione per delinquere godrebbe "di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri" e gli indagati "spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi". Lo scrive negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi, che spiega che il gruppo riconducibile alla società Equalize avrebbe una struttura "a grappolo": ogni "componente" e "collaboratore" ha a sua volta "contatti nelle forze dell'ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni" con cui "reperire illecitamente dati".
"Non è esagerato affermare che si tratta di soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese", scrive ancora il pm De Tommasi negli atti dell'indagine. Il pm parla di "soggetti pericolosissimi perché, attraverso le attività di dossieraggio abusivo" con "la creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate e con la circolazione indiscriminata di notizie informazioni sensibili, riservate e segrete, sono in grado di 'tenere in pugno' cittadini e istituzioni" e "condizionare" dinamiche "imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie".
II ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha dato mandato al capo della polizia, Vittorio Pisani, di acquisire dall'autorità giudiziaria gli atti di indagine utili per avviare verifiche "su ipotizzati accessi abusivi alle banche dati del ministero o sull'utilizzo illecito delle stesse". Su questo fronte peraltro, viene aggiunto, "sta operando al Viminale una commissione di specialisti già in precedenza istituita dal ministro anche per definire eventuali ulteriori misure e procedure a protezione delle strutture informatiche interforze".
Il presidente del Senato Ignazio La Russa si è detto "disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la 'colpa' di chiamarsi La Russa". Lo ha dichiarato in una nota lo stesso La Russa, spiegando che "ora l'unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia".
Quando noi parliamo di un impegno forte sulla sicurezza, riguarda la sicurezza nelle nostre strade ma anche la sicurezza dei nostri dati riservati. Utilizzare dati che non dovrebbero essere diffusi diventa un reato, poi vengono utilizzati per battaglie interne, per battaglie politiche. Questa storia dei dossier è inaccettabile, noi lo diciamo da tempo. Anche l'uso delle intercettazioni è una vergogna finalizzato alla pubblicazione". Così il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando l'inchiesta.