Le indagini si concentreranno anche su rotta e velocità dei due natanti, anche attraverso l'eventuale funzionamento di apparati tecnici presenti sulle due imbarcazioni
Omicidio colposo e naufragio: queste le accuse per lo skipper al timone del gozzo che, al largo di Amalfi, giovedì si è scontrato con un'imbarcazione - il Tortuga - provocando la morte della turista americana Adrienne Vaughan. Lo ha confermato in conferenza stampa il procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli. Le indagini si concentreranno anche su rotta e velocità dei due natanti, anche attraverso l'eventuale funzionamento di apparati tecnici presenti sulle due imbarcazioni.
"Al vaglio incidenza analisi skipper su sue capacità" - "Lo skipper è stato sottoposto ad analisi del tasso alcolemico e toissicologico. I risultati sono posti al vaglio di un consulente della Procura poiché i dati sono non necessariamente significativi occorrendo verificare l'incidenza dei risultati sulla capacità del soggetto", ha aggiunto Borrelli.
"Ascoltati tutti testimoni, anche il marito della vittima" - "Finora l'attenzione degli investigatori si è concentrata sull'audizione delle persone coinvolte o presenti. È stato sentito il marito della vittima, che è ricoverato in ospedale, ovviamente la testimonianza andrà ripetuta perché raccolta in un momento particolare", ha proseguito il procuratore capo di Salerno.
Il marito della vittima: "Era sempre al telefono" - Secondo quanto riporta Il Messaggero, il marito della vittima, Mike White, ha raccontato ai soccorritori che lo skipper "stava sempre al telefono".
I figli vittima in hotel con il nonno - "I bambini sono in albergo perché è arrivato in Italia il nonno. Era stata offerta anche ospitalità in una casa famiglia ma sono state concordate con il padre le modalità di custodia dei due bambini", ha fatto sapere il procuratore Borrelli parlando dei due figli minorenni - una ragazza di 12 anni ed un bimbo di 8 anni - della coppia di turisti americani.
Il comandante del Tortuga: "È stata una manovra suicida" - "Ho visto questa imbarcazione venire dritta verso di noi, ho virato, ho spento i motori, ho provato ad andare indietro. Ma l'impatto è stato inevitabile. Subito dopo ho visto che in mare c'erano la mamma e la figlia, entrambe cadute a causa della collisione. Abbiamo lanciato dei salvagenti, i miei marinai si sono gettati in acqua, hanno aiutato la piccola e la donna che aveva il viso riverso in acqua: era incosciente ma viva. A bordo avevamo dei medici ma i soccorsi sono arrivati subito e hanno recuperato la mamma, la bambina è salita di nuovo sulla loro barca, ha preso la cima, ha legato il gozzo e poi è andata ad abbracciare il fratellino che piangeva. Piangeva tanto". È il racconto, riportato dal Mattino, di Tony Gallo, comandante e armatore del Tortuga.
"Lo skipper, come il marito della donna, erano entrambi leggermente feriti. Il ragazzo si teneva la testa tra le mani e gridava: la mia vita è finita, io sono finito. E poi mi ha detto: non vi ho visti. Era esaltato. Ho ripercorso nella mia mente quei momenti tante volte per cercare delle risposte. Non capisco la manovra: o aveva inserito il pilota automatico che, per un motivo che ignoro, potrebbe essersi disinnescato oppure ha perso il controllo perché a me è sembrata una manovra suicida", ha aggiunto Gallo.