Il primo cittadino è indagato per corruzione assieme ad alcuni sui collaboratori: per gli inquirenti avrebbe favorito la vendita dell'area dei "Pili" che si affaccia sulla laguna all'imprenditore Chiat Kwong Ching
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Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro è intervenuto al Consiglio comunale straordinario a Mestre per chiarire la sua posizione nell'inchiesta che lo vede indagato per corruzione con alcuni dei suoi più stretti collaboratori. "Non ho fatto nulla di cui dovermi vergognare, ma sono indagato e resto a disposizione della magistratura per rispondere a tutte le domande. Non ho fatto nulla né per il Pili né per il Reyer, sento il dovere di rimanere in carica", ha affermato il primo cittadino.
Entrando nello specifico Brugnaro ha quindi spiegato di aver "incontrato Mister Ching la prima volta nell'aprile del 2016 perché lui era interessato ad acquisire immobili a Venezia, mi chiese dell'area del Pili perché mi disse che gli ricordata un'area simile che stava realizzando a Londra, sempre per il waterfront. A quell'incontro erano presenti anche altre persone e questo è a conferma della mia onestà e trasparenza del mio operato fin dall'inizio".
La vendita dei Palazzi Donà e Papadopoli si è concretizzata successivamente: "Erano inseriti nel piano di alienazione del Comune, già da prima che io diventassi sindaco" ha precisato Brugnaro, sottolineando che "sono state rispettate tutte le norme ed è stato raggiunto un importante risultato per le finanze della città di cui Venezia aveva bisogno come ossigeno - ha aggiunto - Quando sono arrivato nel 2015, il Comune era in predissesto".
"La pressione mi piace, sono uno sportivo, mi fa sentire vivo. Non mi dimetto, credo nella giustizia e mi difenderò nelle sedi opportune, lotterò per dimostrare la mia onestà e la mia integrità", ha quindi aggiunto il primo cittadino di Venezia.
Il discorso di Brugnaro è stato più volte interrotto da urla di protesta del pubblico presente in sala. Anche fuori dal palazzo si è radunato un gruppo di manifestanti per chiedere a gran voce le dimissioni del sindaco. "Fuori Brugnaro dalla laguna" è stato lo slogan ripetuto a intervalli regolari dai manifestanti presenti all'esterno del palazzo municipale di Mestre. Un cordone di polizia in assetto antisommossa ha bloccato l'ingresso principale, e quelli secondari. I rappresentanti di comitati e associazioni cittadine si sono alternati negli slogan lanciati anche con un megafono. "Brugnaro e tutta la sua Giunta si devono dimettere, non c'è storia. Da dieci anni hanno messo prima di tutto i loro interessi davanti a quello dei cittadini. È ora che si mettano una mano sulla coscienza e facciano un passo indietro" ha detto il portavoce di un centro sociale.