L'avvocato del sindaco: "Non capiamo perché sia indagato". L'intercettazione che fotografa l'atteggiamento dell'assessore alla Mobilità Boraso, arrestato e pronto a dimettersi: per il Gip le sue parole dimostrano quanto si sia immedesimato nell'interesse privato
"Si va avanti". Lo ha detto il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, agli esponenti della maggioranza comunale di centrodestra, durante un vertice nella sede municipale di Mestre il giorno dopo il blitz della Guardia di Finanza. Nell'ambito dell'indagine su reati amministrativi, sarebbe stato arrestato l'assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso e il primo cittadino risulterebbe tra gli indagati. All'incontro hanno preso parte gli assessori e i consiglieri comunali dei partiti - Fi, Fdi, Lega, Lista Brugnaro - che sostengono il sindaco. L'assessore Boras pronto a dimettersi.
"Non capiamo perché Luigi Brugnaro sia indagato, non ci sono state perquisizioni e sequestri, abbiamo ricevuto solo una pagina e mezza di avviso di garanzia e come da procedura non ci è stata consegnata alcuna altra carta". Lo ha dichiarato Alessandro Rampinelli, avvocato del sindaco di Venezia. "Non riusciamo a capire il senso dell'accusa - ha aggiunto -, per noi è inimmaginabile sentir parlare di corruzione. Non riusciamo a spiegarci il perché. Il sindaco è esterrefatto. La vicenda dei Pili è inspiegabile perché acquisita prima della candidatura a sindaco, ed era già edificabile per un notevole volume, una citta' praticamente". E su Palazzo Papadopoli, Rampinelli ha spiegato che "era stata fatta una prima asta con stima a circa 14 milioni di euro, era andata deserta e dopo tempo, e con una seconda stima, il prezzo si è abbassato ed è stato venduto con un'asta pubblica nella massima trasparenza con un solo partecipante che l'ha vinta. Se poi atti di altre persone toccano Brugnaro - conclude - le valuteremo ed agiremo di conseguenza".
"Bisogna fare una causa di 10 milioni di euro di danni al Comune, che ci ha preso per il c... come ho sempre detto". Sono le parole dell'assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso, in una intercettazione telefonica citata nell'ordinanza del Gip e definita dal giudice "rivelatrice della completa immedesimazione con l'interesse privato della società Park 4.0 srl da parte dell'assessore, che dovrebbe esclusivamente perseguire l'interesse del Comune e che invece arriva al punto di proporre una causa milionaria contro il Comune (che in teoria dovrebbe rappresentare)".
Il colloquio captato tra Boraso e un'altra persona avviene all'indomani della sentenza del Tar, che aveva sospeso il permesso di costruire, rilasciato dal Comune di Venezia a Park 4.0 srl (una delle società che secondo le indagini avrebbe dato tangenti a Boraso, ndr). Secondo il Gip, "Boraso riteneva che la causa milionaria al Comune debba essere intentata come strumento di pressione da utilizzare nei confronti del Tar" e in un'intercettazione l'assessore dice: "bisogna mettere una causa di 10 milioni così qualcuno andrà a parlare direttamente col presidente del Tar".
Intanto, si apprende che Boraso è pronto a dimettersi. A renderlo noto è il suo avvocato Umberto Pauro, che lo ha incontrato nel carcere di Padova. "Il meccanismo delle dimissioni non è così immediato - spiega - alla luce delle procedure e della sua situazione detentiva. Ma sta valutando questa ipotesi, sia per rispetto nei confronti delle istituzioni, sia per una piena libertà nella condotta difensiva".