LA STORIA

Intelligenza artificiale, Nicoletti: "Sto creando un chatbot, conserverà il meglio di me per mio figlio autistico"

Il conduttore radiofonico vuole realizzare un alter ego con la sua stessa voce: "È una risorsa in più per sostenere la mia battaglia per affrancare mio figlio e i suoi amici dallo status di fantasmi"

09 Lug 2023 - 18:02
 © Ansa

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Privacy, sicurezza dei propri dati, disinformazione, perdita del posto di lavoro. Sono diversi i rischi segnalati dagli esperti sull'intelligenza artificiale. Eppure il suo utilizzo potrebbe garantire un futuro migliore a tutti coloro che più di altri hanno bisogno di supporto, come un figlio autistico. Lo spiega il giornalista e conduttore radiofonico Gianluca Nicoletti, che su La Stampa racconta di essere impegnato "nella creazione di un chatbot" che parli con la sua voce: "Sarà un'eredità che lascerò a mio figlio, che è autistico e non parla. Chi si occuperà di lui e dei suoi amici potrà contare su una risorsa in più per continuare a sostenere la mia battaglia per affrancarli dallo status di fantasmi".

Da anni Nicoletti si occupa di diffondere sui media la cultura della neurodiversità, improntata alla promozione dei diritti delle persone neurologicamente diverse dalla popolazione "neurotipica", ossia non autistica. L'obiettivo è prevenire ogni forma di discriminazione e offrire supporto alle famiglie che hanno nel proprio nucleo una persona autistica.

Un alter ego - "Stiamo costruendo un altro me stesso vocale, un agente intelligente che dovrebbe riprodurre perfettamente il mio modo di parlare" spiega Nicoletti, che aggiunge di essere "seguito dalle persone tecnologicamente più competenti nel campo specifico". Non solo: "Non mi sono voluto limitare alla costruzione di un mio clone vocale. Lo sto anche nutrendo con tutto quello che ho detto, scritto e pensato durante la mia vita professionale. Ho iniziato a depositare le mie parole e i miei pensieri in un laboratorio dove si elaborano ad altissimo livello progetti legati all'IA".

Per Nicoletti, conduttore radiofonico da 40 anni, la voce è il "bene più prezioso", che "unita alla maniera di assemblare pensieri attraverso parole" rappresenta il "patrimonio più significativo nell'identificare univocamente la persona". "Mi appartiene come mi appartengono un braccio, una gamba, un rene, il fegato, il cuore. Probabilmente è il tratto distintivo che mi rende riconoscibile più di ogni altra mia caratteristica esteriore", scrive il giornalista pensando al futuro del proprio figlio autistico.

"La tecnologia mi permette di attivare la base di dati che produce le mie parole, oltre il naturale seppellimento negli archivi in cui sono riposte. Perché dovrei dunque rinunciare alla fantastica avventura di farmi saccheggiare e ricomporre da un Intelligenza Artificiale?" chiede Nicoletti su La Stampa. "Trovo che sia questa la prima grande opportunità di esperienza metafisica che ci offre questa nostra ultima e velocissima fase evolutiva - aggiunge -. "Davvero vogliamo dare per scontato che il salto antropologico che segna la contemporaneità possa essersi esaurito con la modalità social?".

Nessuna paura - Il conduttore radiofonico sottolinea quindi di non avere paura che l'Intelligenza artificiale possa avere effetti negativi sulla sua vita e sul suo lavoro: "Sono per niente spaventato da un possibile scippo della mia umanità da parte di un algoritmo". "Mi piacerebbe proporre un'alternativa alle paure diffuse riguardo l'IA come sostituto della mente umana. Vorrei contribuire a sgombrare ogni mucillaggine passatista mettendo in gioco quello di cui dispongo in esclusiva, impegnandomi serenamente ad addestrare un successore che rispecchi la mia forma mentis" dice.

Per creare il chatbot "ha cercato in ambito universitario chi abbia sviluppato competenze informatico-giuridiche", chiedendo di "mettere a punto uno strumento legale, che ancora non esiste, per circoscrivere il perimetro di proprietà di questo suo avatar vocale". E "quando ogni mio pensiero, ogni mia parola, ogni mio punto di vista, quello che ho detto, scritto e rappresentato sarà trasferito al Gianluca artificiale, potrò avere finalmente un confronto attivo con quello che ho prodotto in una vita di lavoro".

"Vorrei quanto prima confrontarmi con lui, almeno fino a che conservo lucidità, per educarlo a usare al meglio ogni mia esperienza umana e professionale" al servizio del figlio autistico. "Anche quando io non ci sarò più" conclude Nicoletti.

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