Durante l'interrogatorio il giovane racconta della "prima lite quando non io superai un esame. Poi ci siamo lasciati il primo agosto. E quella sera mi disse che non sarebbe più tornata con me"
"Quarto Grado" ha mostrato in esclusiva alcuni estratti dell'interrogatorio in carcere di Filippo Turetta, reo confesso per l'uccisione dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin. "Ci siamo conosciuti e messi insieme nel gennaio 2022" dice con lo sguardo basso Turetta interrogato mentre ripercorre l'inizio della storia con Giulia.
La prima lite per un esame- "Nel marzo 2023 ci siamo lasciati per poi tornare insieme due settimane dopo. Avevamo discusso perché non avevo passato un esame. Stavo male e le ho chiesto aiuto, se non avessi passato l'esame le ho detto che mi sarei suicidato. Poi sono venuti fuori insulti pesanti da parte mia. Non volevo sentirmi escluso quando usciva con le ragazze - ha proseguito l'imputato, detenuto nel penitenziario di Verona Montorio - Ci siamo lasciati di nuovo il primo agosto e abbiamo fatto due viaggi insieme a settembre 2023. Uno a Vienna dove viveva la sorella a cui dall'inizio non sono mai piaciuto. Era molto protettiva ma per me solo Giulia contava".
L'ultima sera - "Ci eravamo messi d'accordo per vederci sabato e fare un po' di shopping insieme. Quel giorno sono uscito prima di casa per fare benzina, non eravamo d'accordo sull'ora. Mi sono fermato anche al supermercato per prendere qualcosa da mangiare, apprezzava sempre quando le portavo qualcosa. Dopo lo shopping abbiamo cenato e chiacchierato. Arrivati a pochi metri da casa sua mi ha detto che non sarebbe mai più tornata con me in qualsiasi caso ed è scesa dall'auto. L'ho rincorsa, e le ho dato la prima coltellata sul braccio penso" ha continuato Filippo Turetta con lo sguardo fisso rivolto verso terra.
Il corpo di Giulia - "Ho cercato un pezzo di strada senza case, cercavo un posto tranquillo dove nasconderla. Non volevo non fosse più trovata. Insieme al corpo ho lasciato i suoi effetti personali, quello che aveva comprato quel giorno e tutto quello che si era sporcato di sangue lungo il tragitto. In macchina mi erano rimaste le coperte, qualcosa da mangiare, una bottiglia di sambuca e delle sigarette, poi un foglio di carta che avevo scritto quando ero a Berlino dove dicevo che ero colpevole, che mi dispiaceva e dove si trovava il corpo. Con il coltello comprato a Berlino volevo suicidarmi ma non ci sono riuscito" ha concluso.