I neo coniugi hanno "sfidato" il divieto: uno dei due avrebbe dovuto dimettersi. Le regole della banca del Vaticano, infatti, impongono l'assenza di relazioni coniugali tra i suoi lavoratori
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Niente nozze tra colleghi di lavoro: il regolamento non lo contempla e, dunque, uno dei due dipendenti deve essere licenziato. La coppia, al massimo, può scegliere chi, tra il marito e la moglie, possa continuare a lavorare. Lo conferma lo Ior, la "banca" del Papa, alle prese in questi giorni con una coppia che - nonostante le "regole" - ha deciso comunque di convolare a nozze, venendo poi licenziata. Accanto a loro c'è anche l'Adlv, che non è in senso stretto un sindacato ma una associazione interna che comunque da anni opera per migliori condizioni di lavoro nella Città del Vaticano.
"L'obiettivo dell'Istituto, attraverso questa norma - spiega l'Istituto per le Opere di Religione - è esclusivamente quello di garantire condizioni di parità di trattamento tra tutto il personale dipendente". "Dal momento che l'Istituto riunisce poco più di cento di dipendenti in un'unica sede, senza filiali, tal norma è infatti fondamentale per prevenire sia inevitabili conflitti d'interesse di tipo professionale - prosegue l'istituto - tra gli aspiranti coniugi interessati, sia l'insorgere di possibili dubbi di gestione familistica tra la propria clientela o il grande pubblico".
Al momento dunque nessuno strappo alla regola. La giovane coppia dovrà decidere chi dei due continuerà a lavorare nello storico torrione Niccolò V e chi invece dovrà cercarsi una nuova occupazione. A meno che Papa Francesco in persona decida diversamente. Al momento, secondo quanto si apprende, i due lavoratori non avrebbero coinvolto il Pontefice nella questione ma è evidente che una norma che non favorisce il matrimonio potrebbe essere non pienamente in linea con quanto predicato dalla Chiesa.
L'Adlv, l'associazione dei dipendenti in Vaticano, "si augura che in Vaticano, i regolamenti non prevalgano sui sacramenti". L'associazione riferisce di avere tentato "una mediazione con lo Ior, portato argomentazioni per mettere in luce come la nascita una nuova famiglia non possa essere messa in pericolo da normative burocratiche, abbiamo consultato esperti di diritto canonico, ma non è servito. È rimasta la fredda comunicazione che rimanda a un regolamento, che nei fatti ha effetti retroattivi, considerato che i nostri due colleghi, quando è uscito il nuovo regolamento, avevano già fissato data e luogo delle nozze". Al proposito lo Ior chiarisce invece che la norma era pronta da tempo "ma per poterla introdurre ha scelto di attendere il pensionamento di uno dei coniugi dell'ultima coppia (di cinque) ancora in servizio durante il precedente periodo di vuoto legislativo".
"Il 1/o ottobre 2024 lo Ior ha notificato ai miei assistiti l'atto di recesso immediato del rapporto lavorativo, invitandoli a lasciare prontamente il luogo di lavoro e a riconsegnare subito le loro tessere di accesso allo Stato della Città del Vaticano e di loro eventuali familiari, nonché le carte di credito e le tessere bancomat collegate ai loro rispettivi conti correnti. In pari data lo scrivente difensore ha impugnato e contestato l'atto di recesso immediato notificato dallo Ior ai miei assistiti, considerandolo nullo, illegittimo e gravemente lesivo dei diritti fondamentali". Lo dichiara l'avvocato Laura Sgrò, legale dei due dipendenti dello Ior, licenziati per aver contratto matrimonio.