I DATI

L'Istat: il coronavirus fa raddoppiare i morti al Nord, addirittura quadruplicati a Bergamo

Nella città lombarda, nei primi 21 giorni di marzo i decessi sono passati "da una media di 91 casi nel 2015-2019 a 398 nel 2020"

01 Apr 2020 - 19:28
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Nei primi 21 giorni di marzo 2020 al Nord i decessi sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-19. Sono i dati emersi da un'analisi dell'Istat, che tiene conto di 1.084 comuni. In evidenza c'è la situazione di Bergamo, dove i decessi sono quasi quadruplicati "passando da una media di 91 casi nel 2015-2019 a 398 nel 2020". Incrementi della stessa intensità - si legge nella nota - "interessano la maggior parte dei comuni della provincia bergamasca".

Nella nota a corredo dei primi "dati anticipatori" sulla mortalità in Italia, l'Istat fa il quadro della situazione italiana, rimarcando la situazione drammatica del Nord dove a
marzo i decessi sono piu' che raddoppiati. E come Bergamo e la sua provincia, anche Brescia, Piacenza e Pesaro conquistano il triste primato per il numero di morti in 21 giorni. Si tratta comunque di dati ancora provvisori, basati solo sui dati di un numero ristretto di comuni.

Si tratta, in sostanza, delle città dove si sono registrati più di 10 decessi e un incremento superiore del 20% della mortalità rispetto al quadriennio precedente. L'analisi è dunque un primo quadro della situazione che sarà costantemente aggiornato, ampliando anche il campione delle amministrazioni comunali coinvolte, in modo da "rendere disponibile alla comunità scientifica, ai decisori e ai cittadini dati di dettaglio utili per la comprensione delle dinamiche in atto". L'analisi conferma inoltre "il maggiore incremento dei decessi degli uomini e delle persone maggiori di 74 anni di età".

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Evidente nei dati è la "brusca inversione di tendenza" dell'incremento medio della mortalità in tutta Italia rispetto ai primi due mesi del 2020 quando "i decessi erano
stati inferiori al numero medio osservato nello stesso periodo nel 2015-2019". Un fenomeno, spiega l'Istat, "che può ritenersi attribuibile al ridotto impatto nei primi due mesi dell'anno dei fattori di rischio stagionali (condizioni climatiche ed epidemie influenzali). Ciò spiega come mai, se si considera il complesso dei decessi dal primo gennaio al 21 marzo 2020, in diversi comuni non si ravvisa un aumento, ma piuttosto una diminuzione del numero dei morti, rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019".

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