Maria Concetta Parello, funzionario del Parco Archeologico, ci racconta come stanno veramente le cose
Una struttura con pianta semicircolare. Un risultato certamente interessante per chi da anni cerca di ricostruire tassello dopo tassello la storia di Agrigento, città che - a ben dire - Pindaro definì "la più bella tra i mortali". Negli ultimi giorni si è tanto parlato della fantomatica scoperta di un teatro greco nella Valle dei Templi, ma sia chiaro: sebbene si aspetti da secoli questo momento, non c'è ancora la conclamata certezza.
Del resto "nessuna scoperta avviene dal nulla, così per caso", tiene a precisare l'archeologa Maria Concetta Parello, che a Tgcom24 ha raccontato come stanno realmente le cose. Ora come ora è "scientificamente poco opportuno" parlare di ritrovamento di un teatro. Si capirà meglio il 10 ottobre, quando verranno effettuati i primi scavi e a parlare sarà il terreno. Certo è che senza fondi, non si vedrà (alla) luce.
Dott.ssa Parello, questo teatro c'è o non c'è?
Siamo molto prudenti nel definire quello che è stato rinvenuto. Si tratta di struttura con pianta semicircolare situata a sud ovest del Quartiere Ellenistico Romano. È certamente un risultato incoraggiante e interessante, frutto di una ricerca che va avanti da almeno tre anni e che riguarda tutta la conformazione topografica dell'Agorà. C'è da dire che l'archeologo non è un Indiana Jones che parte all'avventura. Prima di arrivare a questo punto, sono stati fatti interventi conoscitivi di tutta quanta l'area con strumenti specifici.
Chi si sta occupando delle indagini archeologiche?
l team è composto da un gruppo nutrito di persone. Il direttore scientifico è Luigi Calio, dell'Università di Catania, ma la direzione dei lavori è condivisa con il Parco Archeologico di Agrigento. A coordinare la parte architettonica è Monica Livadiotti, del Politecnico di Bari, una delle realtà più prestigiose nello studio e nella ricerca sull'architettura antica. Poi ci sono io, insieme alle colleghe archeologhe del parco Valentina Caminneci e Serena Rizzo. In campo ci sono anche altri due architetti e altri due archeologi che saranno in cantiere.
Prima ha parlato di strumenti. Quali avete utilizzato?
Sono stati fatti sondaggi di tipo geognostico, analisi di immagini e dati Lidar dell'area, fotografie aeree. Abbiamo fatto ricorso anche alla metodologia Georadar per leggere quello che c'è sotto al terreno. A partire da questi dati, andremo avanti con lo scavo.
Il 10 ottobre, giusto?
Sì, verrà effettuata la prima parte dello scavo archeologico. Solo questo potrà dare conferma alle nostre ipotesi, per adesso possiamo solo parlare solo di una struttura ad andamento circolare.
Chi sta finanziando il progetto?
Finora abbiamo avuto a disposizione i fondi della Comunità Europea. Attingeremo anche a quelli che il Parco Archeologico ha stanziato per la ricerca. Non abbiamo comunque le risorse per completare tutto lo scavo, per questo ci attiveremo presto per attingere anche da altre fonti di finanziamento.
Ma come mai tutte queste scoperte improvvisamente? Dopo quella del teatro greco si è parlato anche delle terme di "Agrigentum".
In realtà il progetto scientifico delle terme lo avevamo già esposto nel 2014, ma nessuno lo ha attenzionato. Adesso che il clamore mediatico è alto per via delle ultime scoperte, è venuto fuori. Si tratta di un contesto diverso, che è quello residenziale del Quartiere Ellenistico Romano. Ma anche su questo lavoriamo da anni, tutto è frutto di un lavoro di ricerca e progettualità. L'archeologia è una scienza a tutti gli effetti.
E quali emozioni suscita la "scoperta"?
Per chi questo lavoro lo fa ogni giorno, è un'emozione ricostruire pezzo per pezzo la storia di una città strepitosa come Akragas. L'obiettivo è dare risposte alle domande che ci offrono gli stessi luoghi. Vedremo cosa ci daranno quelli che esploreremo a partire dal 19 ottobre.