La nuova mappa dell'intolleranza realizzata da Vox fotografa un paese che non sa accettare minoranze e diversità. Milano e Roma le città con più tweet negativi
di Giuliana Grimaldi“Negri, terroni, puttane, culattoni, ritardati”. Gli italiani attivi su Twitter usano senza problemi queste parole manifestando così senza pudore atteggiamenti omofobi, razzisti, misogini. Omosessuali e donne sono le categorie in assoluto più oggetto dell’odio online, ma non sono le sole. Immigrati, diversamente abili, ebrei e musulmani sono gli altri gruppi che giornalmente sono oggetto di disprezzo.
Lo rileva la seconda “Mappa dell’Intolleranza”, un progetto ideato da Vox - Osservatorio italiano sui diritti in collaborazione con le università di Milano, Bari e La Sapienza di Roma. Efficace strumento contro il cyberbullismo, la ricerca dimostra come i social media diventino un veicolo privilegiato di incitamento all’intolleranza e all’odio verso gruppi minoritari, data la correlazione sempre più significativa tra il ricorso a un certo tipo di linguaggio e la presenza di episodi di violenza. A coordinare i lavori per gli atenei coinvolti, Vittorio Lingiardi, docente di Psicologia Dinamica alla Facoltà di Medicina e Psicologia Sapienza Università di Roma, e Giovanni Semeraro docente del dipartimento di Informatica Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
A essere oggetto di analisi sono stati 2.659.879 tweet, rilevati tra agosto 2015 e febbraio 2016, considerando 76 termini sensibili. Tra questi, 112.630 sono stati i tweet negativi geolocalizzati. A fine progetto sono state così realizzate delle cartine termografiche che mostrano quali sono le regioni e le città più intolleranti su ciascun tema.
“La mappatura di Milano e Roma ci consente di dare una finalità concreta al progetto”, spiega Silvia Brena, giornalista, co-fondatrice di Vox. “Il senso ultimo del progetto è infatti quello di consentire azioni efficaci di prevenzione sul territorio. Conoscere le zone dove l’intolleranza è più alta, e quali sono le sue diverse declinazioni, consente alle amministrazioni pubbliche di costruire progetti ad hoc, per esempio nelle scuole e nelle zone considerate più a rischio. Perché imparare ad usare le parole giuste, parole capaci di elaborare emozioni e non lanciate come mattoni addosso agli altri, apre al confronto e all’inclusione”.
“La Mappa dell’Intolleranza anno 2 dimostra ancora una volta l’esistenza radicata nel nostro Paese e nelle nostre città di una resistenza “sociale” alla tolleranza e all’accettazione del diverso” afferma Marilisa D’Amico, costituzionalista, co-fondatrice di Vox. “Le parole ‘d’odio’ che abbiamo mappato, durante questi mesi di lavoro, sono veicolo di discriminazioni e stereotipi che ostacolano l’eguaglianza effettiva, come sancita dalla nostra Costituzione. Per questo, i risultati della Mappa dell’Intolleranza anno 2 dovrebbero rappresentare un segnale chiaro per la politica e per le istituzioni: i diritti non si garantiscono solo sulla carta, ma è necessario agire sul contesto culturale con azioni concrete e di prevenzione.”
La geografia dell’odio Guardando alla distribuzione dei tweet, Lombardia (16.393 tweet), Umbria (12.664 tweet) e Lazio (12.164 tweet) sono le regioni in cui i tweet geolocalizzati con sentiment negativo sono maggiori; Valle d’Aosta (37 tweet), Molise (136 tweet) e Basilicata (189 tweet) sono le regioni più “tranquille”.
Roma e Milano sono al vertice della classifica delle città più intolleranti. Solo a Roma sono stati rilevati 20.755 tweet riferiti ai 6 gruppi presi in considerazione. Di questi i messaggi negativi contro le donne, sempre al vertice della classifica, hanno raggiunto un totale di 5.120, i migranti 1.749, gli islamici 1.268 e gli omosessuali 1.324. A Milano invece il totale dei tweet estratti è stato di 15.636, di cui 5.345 contro le donne, 1.032 a stampo razzista, 967 omofobi. Restando in Lombardia, anche Brescia e Bergamo hanno visto un proliferare di messaggi discriminatori, per un totale rispettivamente di 1.221 e 1.214, seguite da Monza, Varese, Pavia e Lodi.
Tweet negativi sono stati rilevati anche in altre città italiane. Tra quelle più intolleranti, sul terzo gradino del podio si piazza Napoli, seguita da Torino e Firenze. Nel capoluogo campano sono stati raccolti in tutto 7.437 tweet negativi: di questi, 1.546 sono i messaggi omofobi, 1.112 quelli razzisti, 3.955 i tweet contro le donne, 360 contro gli islamici, 352 i messaggi contro disabili e 112 antisemiti. A Torino, i tweet più numerosi sono quelli contro le donne (2.343), seguiti da quelli contro i migranti (954), da quelli omofobi (436), da quelli contro gli islamici (338), contro i disabili (252) e gli ebrei (108). Si segnalano, infine, tre picchi interessanti: a Bologna colpiscono, rispetto alla media nazionale di tweet intolleranti, i messaggi omofobi (303), a Udine quelli contro le donne (1.369) e a Palermo quelli contro i disabili (293).
Odio e cronaca a braccetto Significativa è la correlazione tra alcuni fatti di cronaca e l’esplosione della Rete. Tanti gli episodi che hanno innescato la miccia dell’intolleranza su Twitter. L’esibizione sanremese di Valerio Scanu con un microfono “arcobaleno” fa scatenare subito gli haters con una valanga di tweet omofobi. Il 25 gennaio 2016 in occasione del vertice UE per salvare Schengen piovono insulti contro i migranti. Quando a gennaio il Papa dichiara “ebrei e cristiani, un’unica famiglia” su Twitter gli insulti non si fanno attendere.
Omofobia diffusa Nel caso dell’omofobia sono stati riscontrati 67.950 tweet e ne sono stati geolocalizzati 12.140 dal sentiment negativo. Le regioni più intolleranti sono risultate Lombardia, Lazio, Campania e Umbria. Mentre in Valle d’Aosta si sono registrati solo 2 messaggi discriminatori contro gli omosessuali in 7 mesi. Diversi sono gli episodi che hanno scatenato in rete un vero tam tam di insulti. Il picco di messaggi negativi si è visto in occasione del diverbio tra Mancini e Sarri durante la partita di Coppa Italia il 20 gennaio 2016. Successivamente la partecipazione di Valerio Scanu al Festival di Sanremo e la discussione in Senato del ddl Cirinnà sulle unioni civili hanno focalizzato l’attenzione mediatica sul tema dell’omosessualità generando una nuova serie di messaggi omofobi.
Donne ancora nel mirino Le donne restano ancora bersaglio di troppi messaggi discriminatori: il 63,1% dei tweet negativi è infatti rivolto contro di loro. Un primo sguardo alla mappa evidenzia che le donne sono la categoria più colpita dai tweet negativi (63.1% del totale), etichettate come “troia”, “puttana”, “cesso”, “zoccola”, “vacca” e “cagna”. Una violenza, quella contro le donne, che sembra inarrestabile, come dimostrano i fatti che la cronaca continua incessantemente a riportare. In particolare, l’intolleranza si concentra in Lombardia con 9.856 tweet negativi, nel Lazio dove si sono raggiunti 6.102 messaggi discriminatori e in Umbria con 8.096 insulti contro le donne. Complessivamente sono stati rilevati 1.007.540 sulle donne e 71.006 sono i tweet negativi geolocalizzati.
Islamofobia Dopo le donne è il gruppo con il maggior numero di tweet rilevati. Sono infatti 1.014.693 con 22.435 tweet negativi e 7.465 messaggi discriminatori geolocalizzati. I messaggi negativi sono esplosi dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi, episodio che ha fatto aumentare la percentuale delle persone che identificava il terrorismo e l’estremismo come una sfida. Lazio e Lombardia sono in testa alla classifica delle regioni più islamofobe.
Ancora razzismo Molto numerosi anche i messaggi a stampo razzista: sul totale di 105.727 tweet tracciati, 38.100 sono risultati negativi, di questi 12.281 sono stati geolocalizzati. Il picco più alto di tweet negativi contro i migranti è stato rilevato in concomitanza del vertice Ue su Schengen del 25 gennaio 2016. Ma i messaggi dal sentiment negativo sono stati molto numerosi in generale da settembre 2015 a febbraio 2016, in concomitanza con gli attentati di Parigi e l’allarme terrorismo. Le regioni che hanno twittato di più sono state Lazio, Lombardia e Umbria. Mentre Valle d’Aosta, Molise e Basilicata sono risultate le più tolleranti.
Ebrei e disabili I messaggi contro gli ebrei sono stati il 2,2% dei tweet totali rilevati. Tra i termini utilizzati negli insulti accanto a “ebreo” e “rabbino” sono comparsi anche “sionista” e “strozzino”. Sono stati estratti 337.867 tweet sui diversamente abili, di cui 25.586 sono risultati negativi. Tra i 7.230 messaggi geolocalizzati, moltissimi in Lombardia, Lazio e Umbria.