Lamezia Terme, primario aggredito dai familiari di una paziente
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Il professionista, Rosarino Procopio, è stato colpito da uno dei parenti di una degente che doveva essere dimessa dal reparto di Osservazione breve intensiva. L'autore dell'aggressione è stato arrestato in flagranza differita con l'accusa di lesioni aggravate
A Lamezia Terme il primario del Pronto soccorso dell'ospedale è stato aggredito lunedì sera dai parenti di una degente che doveva essere dimessa dal reparto di Osservazione breve intensiva. Rosarino Procopio, questo il nome del medico, durante il colloquio con i familiari stava spiegando che il periodo di osservazione clinica era terminato, l'iter diagnostico concluso e la signora poteva rientrare a casa con la terapia prescritta dai sanitari. Uno dei tre parenti che erano presenti ha cominciato a inveire contro il medico opponendosi alla dimissione. Quando Procopio si è girato per rientrare nella sua stanza, lo ha colpito alla schiena con un manganello che teneva nascosto sotto un giubbotto.
Per l'episodio è stato quindi arrestato, con l'accusa di lesioni aggravate e porto di oggetti atti a offendere, un 28enne lametino già noto alle forze dell'ordine. L'arresto è stato compiuto da personale del Commissariato della polizia di Lamezia Terme in flagranza differita, in base alle nuove norme contro il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario.
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"Siamo arrivati a un punto estremo dove il medico non ha più la libertà, serenamente, di decidere sulla terapia, sull'assistenza di un paziente - ha affermato il primario -. Praticamente siamo vessati tutti i giorni sia dai pazienti stessi ma anche dai familiari su cosa dobbiamo fare, su quale indagini richiedere, quando dimettere e se dimettere. Non è più possibile accettare una situazione di questo tipo perché non si lavora serenamente e poi si rischia, se poco poco si è contrari alle loro richieste, di subire fisicamente". "È la prima volta che succede a Lamezia una cosa di questo tipo e fisicamente il personale sanitario ne risente sul posto di lavoro", ha aggiunto Procopio, che ha denunciato il suo aggressore. "Sono completamente indolenzito - ha detto - non ho fratture sul torace, sulla scapola, né sull'avambraccio, per fortuna, dove sono stato colpito con questo manganello. Era uno sfollagente mi hanno detto poi i poliziotti che sono intervenuti. Sono molto indolenzito, però per fortuna non ho fratture".
"Il discorso - ha osservato il medico - è che non hanno accettato la mia decisione di dimettere questa paziente che comunque era già da 24 ore nel nostro Obi, che è un servizio di osservazione breve, appunto perché vengono fatti degli accertamenti dopodiché il paziente o va a casa o viene ricoverato. In questo caso la signora doveva essere dimessa perché il suo iter diagnostico era stato completato, quindi non era più caso che rimanesse qui, dandomi modo, tra l'altro, di avere letti liberi durante la notte per altre persone". "Mi sento deluso - ha concluso il primario - perché in effetti finora, con tutto il personale sanitario, al di là di diverbi o di scontri verbali, qui a Lamezia, non era mai successo niente. Solo qualche vetro rotto da parte dell'utenza ma sul personale sanitario non era stato mai provocato alcun che di fisico".
L'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro ha commentato l'aggressione esprimendo, in una nota, "profonda solidarietà al dottor Rosarino Procopio". "Condannare un'aggressione premeditata è tristemente scontato, ci aspettiamo una risposta forte da parte delle Autorità competenti, perché questi fenomeni danneggiano, oltre al personale sanitario, anche tutta l'utenza", ha dichiarato l'Azienda.
"In questo caso non sono neanche invocabili possibili giustificazioni come la tensione emotiva. Non è tollerabile che si entri in un ospedale con un manganello per imporre con la forza e la violenza un abuso - ha concluso l'Asp -. L'Azienda farà come sempre la sua parte".