Secondo l'Istituto si è rilevato anche un aumento (+2,6%) delle denunce di patologie di origine professionale
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Nei primi dieci mesi del 2019 l'Inail ha ricevuto 534.314 denunce di infortunio sul lavoro (+0,04% rispetto al 2018), 896 delle quali con esito mortale, con un calo del 5,2% sul 2018 che però "non è rassicurante perché legato agli incidenti plurimi, che per loro natura ed entità possono influenzare l'andamento del fenomeno". E' quanto emerge dagli "open data" pubblicati sul portale dell'istituto.
Secondo l'Istituto si è rilevato anche un aumento (+2,6%) delle denunce di patologie di origine professionale. Nei primi 10 mesi di quest'anno il numero degli infortuni denunciati è diminuito dello 0,4% nella gestione industria e servizi (dai 422.222 casi del 2018 ai 420.625 del 2019) e dello 0,3% in agricoltura (da 28.036 a 27.947), mentre è aumentato del 2,3% nel Conto Stato (da 83.816 a 85.742).
A livello territoriale l'analisi evidenzia una diminuzione delle denunce di infortunio sul lavoro nel Nord-Ovest (-0,1%), nel Nord-Est (-0,4%) e al Sud (-0,6%), mentre nel Centro e nelle Isole l'aumento è stato pari, rispettivamente, all'1,2% e allo 0,8%. Tra le Regioni che hanno fatto registrare le flessioni percentuali maggiori spiccano il Molise (-6,4%) e la Valle d'Aosta (-5,1%). Gli incrementi più consistenti sono invece quelli della Sardegna (+3,9%) e dell'Umbria (+2,0%).
Il lieve aumento delle denunce è legato esclusivamente alla componente femminile, che registra un +0,6% (da 188.785 a 189.945 denunce), a differenza di quella maschile, in diminuzione dello 0,3% (da 345.289 a 344.369).
Per i lavoratori extracomunitari si registra un incremento degli infortuni denunciati pari al 4,9% (da 66.167 a 69.429), mentre le denunce dei lavoratori italiani sono in calo dello 0,6% (da 446.694 a 444.051) e quelle dei comunitari dell'1,8% (da 21.211 a 20.832).
Dall'analisi per classi di età emergono aumenti tra gli under 30 (+2,8%) e tra i 55 e 69 anni (+2,7%). In diminuzione del 2,2%, invece, le denunce dei lavoratori della fascia 30-54 anni, nella quale rientra oltre la metà dei casi registrati.