Al microfono di NewsMediaset

Alatri, parla Gianmarco: vogliamo giustizia non vendetta

Parla a NewsMediaset per la prima volta l'amico del cuore della vittima: "Erano tantissimi e i buttafuori lo hanno preso a schiaffi e manganellate"

31 Mar 2017 - 18:59

"Tutti gli correvano dietro e lo picchiavano, erano in tanti, 10, 12, 15, erano tantissimi, sarei morto per lui". E' drammatica la testimonianza che Gianmarco Ceccani rilascia per la prima volta ai microfoni di NewsMediaset, ripercorrendo i momenti più drammatici del pestaggio dell'amico Emanuele Morganti, massacrato di botte fuori da una discoteca di Alatri (Frosinone). Il suo dito è puntato contro i buttafuori del locale: "Non è vero che hanno fatto il loro lavoro. Hanno preso uno che non c'entrava niente con la rissa e giù schiaffi e manganellate". E l'appello: "Vogliamo giustizia per Emanuele, non vendetta".

In quella tragica notte del pestaggio fatale di Alatri, Gianmarco si è messo in mezzo più e più volte nella mischia per cercare di salvare il suo amico Emanuele. "Ero fuori a fumare una sigaretta e poi sarei entrato - racconta a NewsMediaset - quando ho visto che i buttafuori strattonavano Emanuele e lo portavano fuori in piazza. Mi sono messo in mezzo, quando uno ha estratto un manganello e ha iniziato a dare manganellate".

"Quando mi libero - continua - vedo Emanuele correre nella parte bassa della piazza e tutti che gli correvano dietro: erano tantissimi, in 10, 12, 15, tantissimi. Io volevo corrergli incontro, ma non lo raggiungevo, separavo tutti nella mischia finché ho visto che riceve un colpo dietro la testa e cade in avanti sbattendo contro un'auto".

E l'accusa più forte: "Non è vero che i buttafuori hanno fatto il loro lavoro, hanno fatto il contrario con schiaffi e manganellate". E il pensiero all'amico che non c'è più e che non è riuscito a strappare a quella folle furia omicida collettiva: "Emanuele non c'entrava niente con quanto era accaduto nel locale. Era una bellissima persona, amava la famiglia, era sempre con il sorriso ed era un corpo e un'anima soli con sua sorella".

"Vogliamo giustizia per Emanuele, non vendetta", conclude.

Il fratello di Emanuele: "Vogliamo giustizia" - "Chiediamo giustizia, non vendetta". A parlare, fuori dalla camera mortuaria allestita al policlinico di Tor Vergata a Roma, è il fratello di Emanuele Morganti. "Mio fratello era un angelo ed è inspiegabile come l'hanno ridotto. Solo Dio ci può dare una spiegazione" ha aggiunto Francesco Morganti, ricordando anche che il fratello è morto nel giorno del suo onomastico.

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