Così la Cassazione. L'inchiesta vedeva sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona
La Cassazione mette una pietra sull'inchiesta per la scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne residente nella città del Vaticano, di cui si sono perse le tracce dal 22 giugno 1983. La sesta sezione penale ha giudicato inammissibile il ricorso della famiglia contro l'archiviazione dell'indagine della procura di Roma. L'inchiesta vedeva 6 indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona. L'appello di Pietro Orlandi: "Chi sa, parli".
I sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona erano: monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, Sergio Virtù, autista di Enrico De Pedis, Angelo Cassani, detto "Ciletto", Gianfranco Cerboni, ("Giggetto"), Sabrina Minardi, già supertestimone dell'inchiesta, e il fotografo Marco Accetti. Contro di loro sia la procura sia il gip hanno ritenuto che non fossero stati raccolti sufficienti elementi probatori. Ora è arrivato il visto della Cassazione.
Rimangono pendenti per Accetti, che nelle scorse settimane è stato sottoposto a perizia psichiatrica che l'ha giudicato capace di intendere e volere ed anche di stare in giudizio benché affetto da disturbi della personalità di tipo narcisistico ed istrionico, le accuse di calunnia e autocalunnia.
L'appello di Pietro Orlandi - "Mi aspettavo questa archiviazione perché c'è stato fin dall'inizio l'intento di nascondere qualcosa. Io penso che ci siano delle responsabilità all'interno del Vaticano. Nonostante tutto, non ho mai smesso di cercare Emanuela e non smetterò certo ora". Così Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela. "Ho chiesto molte volte risposte al Vaticano e ho anche scritto a Papa Francesco per avere un colloquio con lui, ma non ho mai ricevuto alcuna risposta. La mia famiglia si è sempre sentita parte del Vaticano, ma ora si sente tradita da chi ha servito. Faccio un appello: chi sa qualcosa, dentro e fuori dal Vaticano, parli!".