Assolto in via definitiva dall'infamante accusa di aver ucciso la fidanzata in via Poma nel 1990, Raniero Busco punta il dito contro gli investigatori
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"Per me inizia una nuova vita. Non ho nulla da dire alla famiglia di Simonetta". Queste le parole di Raniero Busco, all'indomani della sentenza della Cassazione, che ha confermato la sua assoluzione nel processo di via Poma. "Ricomincio a vivere - ha ribadito - è finito un incubo. Pensavo di averci fatto il callo e invece ieri è stata un'emozione molto forte. E per fortuna è andato tutto bene".
Il killer? Chiedete agli investigatori - Sul colpevole "bisogna chiedere a chi ha fatto le indagini. Io sono innocente, l'ho sempre ripetuto. Ringrazio mia moglie, la mia famiglia e tutti quelli che mi sono stati vicino". Così Busco a poche ore dalla sentenza definitiva emessa dalla Cassazione.
La moglie: "Sette anni di colpi di scena" - "Sono stati sette anni passati in maniera incredibile. Tra trepidazione e colpi di scena. Ringraziamo le persone che ci sono state vicine, compresi i nostri avvocati. Questa storia poteva capitare a chiunque". Lo ha detto Roberta, moglie di Raniero Busco.
La sorella di Simonetta: persa l'occasione di fare chiarezza - "E' stata persa un'opportunità per approfondire, con una nuova e più incisiva perizia, la questione del morso e per dimostrare che non si lascia nulla al caso". Paola Cesaroni, sorella di Simonetta, non nasconde la propria delusione, espressa attraverso il proprio legale, Federica Mondani: "Nell'ordinamento giudiziario esiste il processo indiziario, ma spesso gli indizi vengono sottovalutati".
Pg Roma: "Nel dubbio meglio assolvere colpevole" - In presenza di "dubbi e perplessità" e "nel rispetto di tutte le opinioni, sembra corretto in linea generale più assolvere un colpevole che condannare un innocente": così il procuratore generale di Roma, Luigi Ciampoli, ha commentato l'assoluzione di Busco.