CHI ERA IN PIAZZA?

Carabiniere ucciso, nel mirino del pm i turni di servizio della stazione Farnese

La procura di Roma che indaga sulla morte di Mario Cerciello Rega vuole fare chiarezza sui militari in piazza nella notte del delitto

01 Ago 2019 - 08:45
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Chi c'era e cosa è accaduto in piazza Mastai, a Roma, poco prima della morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega? La procura capitolina vuole far chiarezza sulla presenza dei militari in servizio quella notte e sul presunto blitz anti-droga che era in corso. Per questo i pm hanno deciso di acquisire i turni e le relazioni di servizio della stazione Farnese, dove era di stanza il sottoufficiale ucciso. Ciò fa presumere che ci siano dubbi sulla regolarità degli atti già in possesso. E la procura militare, dal canto suo, indaga sul perché Cerciello fosse disarmato. In vita avrebbe risposto di "mancata consegna".

Chi erano i militari in piazza? Tutto ruota intorno alle relazioni di servizio tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, la notte della morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. I pm vogliono stabilire chi dei carabinieri della stazione Farnese fosse in servizio e se non ci siano state correzioni nelle annotazioni dei militari presenti sul luogo del delitto.

L'obiettivo è fare luce sulla dinamica dei fatti e sulla fase finale, quella della colluttazione culminata con l'accoltellamento del sottoufficiale. Finora è emerso che quattro carabinieri fuori servizio sono intervenuti per bloccare un'attività di spaccio in piazza Mastai. Due sono giunti in borghese a bordo di uno scooter nero.

Il pusher, identificato come Italo Pompei, a quel punto, non scappa ("Non sono uno spacciatore, non avevo niente e non mi hanno neanche perquisito, per questo ho pensato subito che non fosse in corso un'operazione antidroga", dirà poi a La Repubblica); fuggono, invece, Brugiatelli, il presunto intermediario tra clienti e spacciatori, e l'americano che stava trattando con loro.

Tra gli atti che saranno acquisiti dalla Procura di Roma anche i turni di presenza in servizio in caserma. L'obiettivo è certificare la presenza in turno di Cerciello dalla mezzanotte alle 6 del 26 luglio. Dall'ordinanza di custodia in carcere dei due americani, sembra che Varriale, il carabiniere che rimane ferito nella colluttazione e che cerca di soccorrere Cerciello dopo l'accoltellamento mortale, sia arrivato da solo a Trastevere all'1.19 e che successivamente sia stato raggiunto dal vicebrigadiere. Ma i carabinieri hanno sempre sostenuto che i due militari fossero insieme.

Cerciello disarmato: indaga anche la procura militare Non c'è solo la giustizia ordinaria a indagare sulla morte di Cerciello Rega. Anche la procura militare di Roma è al lavoro per capire perché la vittima fosse disarmata. Ne erano a conoscenza i suoi superiori o l'assenza dell'arma durante l'intervento è saltata fuori solo dopo la morte del vicebrigadiere? Se Cerciello fosse in vita risponderebbe di una grave violazione: la "mancata consegna".

Brugiatelli: non sono stato io a parlare di magrebini Tramite il suo avvocato, Sergio Brugiatelli, considerato il "mediatore" tra i due americani e il pusher, smentisce quella che era la prima versione. "Parlò di persone con accento straniero, mai di magrebini". I carabinieri, invece, sostengono che fu lui, nel denunciare il furto del borsello e il tentativo di estorsione, a far riferimento a due nordafricani. Da qui la prima nota stampa dei militari che annunciava la caccia ai due magrebini, comunicato scomparso poi dall'archivio e sostituito dalla nota stampa relativa all'arresto di "due cittadini americani per il reato di omicidio aggravato".

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