La procura di Roma che indaga sulla morte di Mario Cerciello Rega vuole fare chiarezza sui militari in piazza nella notte del delitto
Chi c'era e cosa è accaduto in piazza Mastai, a Roma, poco prima della morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega? La procura capitolina vuole far chiarezza sulla presenza dei militari in servizio quella notte e sul presunto blitz anti-droga che era in corso. Per questo i pm hanno deciso di acquisire i turni e le relazioni di servizio della stazione Farnese, dove era di stanza il sottoufficiale ucciso. Ciò fa presumere che ci siano dubbi sulla regolarità degli atti già in possesso. E la procura militare, dal canto suo, indaga sul perché Cerciello fosse disarmato. In vita avrebbe risposto di "mancata consegna".
Chi erano i militari in piazza? Tutto ruota intorno alle relazioni di servizio tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, la notte della morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. I pm vogliono stabilire chi dei carabinieri della stazione Farnese fosse in servizio e se non ci siano state correzioni nelle annotazioni dei militari presenti sul luogo del delitto.
L'obiettivo è fare luce sulla dinamica dei fatti e sulla fase finale, quella della colluttazione culminata con l'accoltellamento del sottoufficiale. Finora è emerso che quattro carabinieri fuori servizio sono intervenuti per bloccare un'attività di spaccio in piazza Mastai. Due sono giunti in borghese a bordo di uno scooter nero.
Il pusher, identificato come Italo Pompei, a quel punto, non scappa ("Non sono uno spacciatore, non avevo niente e non mi hanno neanche perquisito, per questo ho pensato subito che non fosse in corso un'operazione antidroga", dirà poi a La Repubblica); fuggono, invece, Brugiatelli, il presunto intermediario tra clienti e spacciatori, e l'americano che stava trattando con loro.
Tra gli atti che saranno acquisiti dalla Procura di Roma anche i turni di presenza in servizio in caserma. L'obiettivo è certificare la presenza in turno di Cerciello dalla mezzanotte alle 6 del 26 luglio. Dall'ordinanza di custodia in carcere dei due americani, sembra che Varriale, il carabiniere che rimane ferito nella colluttazione e che cerca di soccorrere Cerciello dopo l'accoltellamento mortale, sia arrivato da solo a Trastevere all'1.19 e che successivamente sia stato raggiunto dal vicebrigadiere. Ma i carabinieri hanno sempre sostenuto che i due militari fossero insieme.
Cerciello disarmato: indaga anche la procura militare Non c'è solo la giustizia ordinaria a indagare sulla morte di Cerciello Rega. Anche la procura militare di Roma è al lavoro per capire perché la vittima fosse disarmata. Ne erano a conoscenza i suoi superiori o l'assenza dell'arma durante l'intervento è saltata fuori solo dopo la morte del vicebrigadiere? Se Cerciello fosse in vita risponderebbe di una grave violazione: la "mancata consegna".
Brugiatelli: non sono stato io a parlare di magrebini Tramite il suo avvocato, Sergio Brugiatelli, considerato il "mediatore" tra i due americani e il pusher, smentisce quella che era la prima versione. "Parlò di persone con accento straniero, mai di magrebini". I carabinieri, invece, sostengono che fu lui, nel denunciare il furto del borsello e il tentativo di estorsione, a far riferimento a due nordafricani. Da qui la prima nota stampa dei militari che annunciava la caccia ai due magrebini, comunicato scomparso poi dall'archivio e sostituito dalla nota stampa relativa all'arresto di "due cittadini americani per il reato di omicidio aggravato".