Imputati tre carabinieri per omicidio preterintenzionale
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"Le lesioni più gravi sono state prodotte dalla caduta dopo un violentissimo pestaggio". Lo ha detto, nell'aula bunker di Rebibbia, il pm Giovanni Musarò durante il processo sulla morte di Stefano Cucchi, che vede imputati tre carabinieri per omicidio preterintenzionale. "In quella caserma non volarono solo schiaffi - ha precisato il Magistrato - fu un pestaggio degno di teppisti da stadio, contro una persona fragile e sottopeso".
"Quella caduta - ha sottolineato Musarò - è costata la vita a Cucchi, che si è fratturato due vertebre. Lui stesso, a chi gli chiese cosa fosse successo, disse: 'Sono caduto'".
La requisitoria ha chiarito altri aspetti. "Ci furono due battibecchi con il carabiniere D'Alessandro - spiega il Pm - e dopo un calcio e uno spintone Cucchi cadde e sbattè a terra il sedere e la nuca. Ricevette anche un calcio violentissimo in faccia, che gli provocò una frattura alla base del cranio".
"Si sono divertiti a picchiarlo", aveva detto il detenuto Luigi Lainà. Fu proprio Lainà, la notte tra il 16 e il 17 ottobre del 2009, a incontrare Cucchi nel centro clinico di Regina Coeli, dove erano entrambi reclusi. E nel corso del processo il 29enne arrestato per rapina aveva riferito che Cucchi gli aveva confidato di "essere stato pestato da due carabinieri". La deposizione del testimone, secondo la procura, resta fondamentale. "Cucchi lascia una sorta di testamento a Lainà - ha aggiunto il pm - dicendogli che a picchiarlo erano stati due carabinieri in borghese della prima stazione da cui è passato".
"Non bisogna avere paura della verità anche quando è scomoda. Non possiamo fare finta di non capire che il primo processo, con imputati i medici dell'ospedale Sandro Pertini e, per il pestaggio, i tre agenti penitenziari poi assolti, è stato frutto di un depistaggio messo in atto perché si stava giocando un'altra partita, truccata all'insaputa di tutti", ha sottolineato Musarò. Il riferimento è al procedimento sui presunti insabbiamenti messi in atto da alcuni esponenti dell'Arma.
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"Oggi comunque vada, sto facendo pace con quest'aula - ha commentato su Facebook Ilaria Cucchi, sorella di Stefano e presente in aula - sono commossa e sento che lo Stato è con noi". Per Musarò, si è trattato di un processo kafkiano: "Non è nella fisiologia di un processo - ha detto il pm - che gli imputati siedano sul banco dei testimoni ed i testimoni al posto degli imputati".