Si tratterebbe di note redatte da alcuni carabinieri sulle condizioni di salute del giovane morto dieci anni fa
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Anche un generale dei carabinieri finisce nel mirino degli inquirenti nel caso Cucchi. Alessandro Casarsa, capo dei corazzieri al Quirinale fino a un mese fa, risulta indagato per falso in atto pubblico. Si tratterebbe di manipolazioni di relazioni di servizio sulle condizioni di salute del giovane romano arrestato il 15 ottobre 2009 e morto una settimana dopo nel reparto carcerario dell'ospedale Sandro Pertini.
Secondo il racconto del "Corriere della Sera" Casarsa, interrogato dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal sostituto Giovanni Musarò, ha sostenuto di essere estraneo a qualsiasi manovra per ostacolare le indagini sulla verità, sia durante gli eventi sia dopo. Il generale è stato chiamato a rispondere sulle annotazioni riguardanti le condizioni di salute di Cucchi preparata dai carabinieri Gianluca Colicchio e Francesco Di Sano. Tali relazioni erano state modificate, secondo il racconto del comandante Massimiliano Colombo Labriola, dopo l'intervento del maggiore Luciano Soligo che le aveva giudicate "troppo particolareggiate" e con particolari "medico-legali che non competevano ai carabinieri".
La telefonata e le modifiche via mail - A Colicchio e Di Sano, dopo la morte di Cucchi, fu chiesto di raccontare quello che era accaduto la notte dell'arresto. Secondo quanto riferisce Colombo Labriola, già inquisito per questo episodio, il maggiore, al telefono con un superiore che chiamava "signor colonnello", inviò via posta elettronica le annotazioni al tenente colonnello Francesco Cavallo, all'epoca capo dell'ufficio comando del Gruppo Roma, che le rimandò indietro dopo averle modificate con la postilla "meglio così". Non c'erano più i riferimenti a "forti dolori al capo e giramenti di testa", ai tremori e dolori al costato di cui Cucchi si lamentava. Di Sano firmò la relazioni dopo le modifiche, Colicchio no.
Davanti ai pm, Cavallo avrebbe dichiarato di non ricordare quelle modifiche, aggiungendo che in ogni caso tutto era stato concordato con il comando del Gruppo Roma, legato a doppio filo con i comandanti di compagnia, senza quindi dover passare da lui. E avrebbe anche detto che del caso, visto il suo clamore, si era occupato anche il suo diretto superiore, Casarsa appunto.
Ma il generale nega tutto - In seguito a tali elementi nel registro degli indagati è comparso anche il nome del generale. Da parte sua però l'alto ufficiale, oltre a negare ogni addebito, avrebbe detto di aver invitato tutti i carabinieri che avevano gestito il caso Cucchi a presentare ricostruzioni precise e dettagliate.