"Vieni da me e lo compiliamo"

Cerciello Rega, ordine di servizio non compilato? In aula un audio sul presunto accordo tra i carabinieri: "Non parlarne con nessuno"

Il messaggio è stato fatto sentire al processo dalla difesa dei due 20enni americani accusati di omicidio per dimostrare che il militare Andrea Varriale avrebbe violato le procedure

17 Lug 2020 - 14:41

"Andrea di questa cosa dell'ordine di servizio non ne parlare con nessuno, vieni da me e lo compiliamo". E' questo l'audio inviato il 28 luglio dal capo della stazione Farnense, Gaetano Armao, sul cellulare di Andrea Varriale, il collega di Mario Rega Cerciello, il carabiniere ucciso il 26 luglio da Lee Elder e Natale Hjorth a Roma. L'audio è stato fatto sentire dalla difesa al processo per dimostrare che il militare avrebbe violato le procedure.

L'audio messaggio del presunto accordo L'audio è stato inviato il 28 luglio - due giorni dopo l'omicidio - prima che Varriale venisse chiamato dai superiori a raccontare i fatti. "Bisogna sistemare la questione dell'ordine di servizio, è vuoto, lo devi compilare almeno con l'intervento", dice nel messaggio il maresciallo Armao. Il riferimento è all'identificazione di Sergio Brugiatelli, il presunto mediatore dei pusher di Trastevere a cui i due americani avevano rubato lo zainetto.

La testimonianza - Varriale ha proseguito, davanti ai giudici della prima corte d'Assise, la sua testimonianza nel processo che vede imputati per concorso in omicidio Finnegan Lee Elder e Gabriele Natale Hjorth. "Con senza o senza pistola le cose non sarebbero cambiate, forse se avessimo avuto l'arma sarebbe andata peggio", ha detto.

Nella lunga ricostruzione Varriale ha cercato di chiarire alcuni aspetti di una vicenda complessa. Sulla pistola, in particolare, il carabiniere ha ammesso di avere commesso "un errore stupido, una leggerezza" quando raccontò il falso, alcuni giorni dopo il fatto, al colonnello Antonio Petti, ex capo del gruppo Roma, affermando che quella notte aveva con sé la pistola di ordinanza e che l'aveva consegnata al suo "comandante di stazione in ospedale". Varriale ha rivendicato la scelta di non portare la Beretta per questioni di praticità, ma a "tanti colleghi, subito dopo i fatti, avevo detto che non l'avevo". 

Il collega di Cerciello ha ribadito che quella notte si qualificarono e mostrarono la placca di riconoscimento. "Quella notte non eravamo preoccupati. Ci sembrava una cosa da nulla, da ladro di polli. A Trastevere sono molte le fregature che vengono fatte a chi cerca droga - ha aggiunto -. Quella ci sembrò una 'sóla' e la pasticca trovata a piazza Mastai era palesemente tachipirina". 

Il militare ha spiegato, inoltre, che "il tesserino e gli effetti personali di Cerciello" li ritrovò sul "muretto esterno del Pronto soccorso del Santo Spirito", l'ospedale dove furono portati dopo la drammatica colluttazione con i due studenti americani. 

Nel corso del controesame, rispondendo alle domande di uno dei difensori di Elder, il militare non ha saputo spiegare perché non risultino tracce di messaggi e chiamate sul suo telefono cellulare effettuate il 26 luglio. "Ci sono i messaggi del 25 e del 27 luglio. Quelli del 26 no", ha detto l'avvocato Renato Borzone in aula. 

Varriale ha poi riferito sulle fasi dell'arresto dei due imputati e della vicenda della bendatura di Natale Hjorth. "Lo vidi così in una stanza della caserma di via in Selci e rimasi sorpreso, non avevo mai visto un arrestato tenuto in quel modo. Mi è parsa una cosa molto strana". Il teste ha raccontato anche del caso della foto comparsa sui media. "Non sapevo assolutamente del fatto che era uscita quella fotografia. Le indagini dell'Arma su questa sono iniziate subito. Il 28 luglio fui chiamato dal comandante di Compagnia di allora il Maggiore Aniello Schettino. Incontrai il colonnello Antonio Petti, l'allora comandante del gruppo Roma, in un colloquio informale con lui dissi che non avevo fatto io la fotografia". 

Nel corso dell’audizione, Varriale ha raccontato anche del video che fece con il suo telefonino a Natale mentre era bendato, finito poi negli atti dell'indagine. "Volevo associare la voce, che avevo su Whatsapp perché Cerciello aveva registrato una telefonata intercorsa tra Natale e Brugiatelli, al volto e così gli ho fatto qualche domanda", ha spiegato. Il testimone ha anche ricordato la figura del suo collega di pattuglia: "Mario - ha detto - era sempre in prima linea. Era il nostro maestro, era il più esperto. Alcune delle nostre indagini sono partite proprio da sue intuizioni, era il più esperto di tutti. Non era assolutamente un violento e io ho imparato tantissimo da lui. Il nostro approccio in questi interventi è stato sempre pacifico". 

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