Benedizione straordinaria "urbi et orbi": la preghiera del Papa per la fine della pandemia
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Il Pontefice in preghiera, da solo, sul sagrato della Basilica di San Pietro per invocare la fine della pandemia
"Dio onnipotente e misericordioso guarda la nostra dolorosa condizione e non lasciarci in balia della tempesta". Comincia così la preghiera che Papa Francesco ha recitato sul sagrato della Basilica di San Pietro per invocare la fine della pandemia da coronavirus. Al termine una straordinaria benedizione "urbi et orbi", solitamente impartita dal Pontefice a Pasqua e a Natale, con l'indulgenza plenaria.
"Impauriti e smarriti, chiamati a remare insieme" "Da settimane sembra che sia scesa la sera", ha proseguito Bergoglio. "Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città. Si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante e ci siamo ritrovati impauriti e smarriti, presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme".
"Dio non lasciarci in balia della tempesta" "Perché avete paura? Non avete ancora fede?". Papa Francesco è partito dall'interrogativo di Gesù ai discepoli spaventati dalla tempesta nel Lago di Tiberiade per concludere l'omelia. "Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, vorrei affidarvi tutti al Signore, per l'intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, ci chiedi di non avere paura, ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta".
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Nei pressi del cancello centrale della Basilica vaticana sono stati collocati l'immagine della Salus Populi Romani, l'icona bizantina della Madonna "salvezza del popolo romano" conservata nella basilica di Santa Maria Maggiore e invocata dagli abitanti per proteggerli dai drammi che hanno segnato la storia della città eterna, e il crocifisso di legno del XV secolo conservato a San Marcello al Corso, "miracolosamente" scampato ad un incendio che distrusse la chiesa nel 1519 e portato poi in processione nel 1522 per invocare la fine di una pestilenza che colpì Roma.
Con il Pontefice solo pochissimi collaboratori, tra cui l'arciprete della Basilica di San Pietro, il cardinale Angelo Comastri. Quest'ultimo presenzierà anche alle altre cerimonie della Settimana Santa, sempre ristrette a un numero limitatissimo di collaboratori stretti.