"ALTRO CHE COSTITUIRSI PARTE CIVILE"

Cucchi, il Capitano Ultimo contro il generale Nistri: "Dovrebbe dimettersi"

"Per 10 anni l'Arma ha ignorato quella vicenda. Sarebbe stato più utile andarsene che costituirsi parte civile, per marcare la discontinuità"

09 Apr 2019 - 17:49
 © ansa

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Il colonnello Sergio De Caprio, noto come il Capitano Ultimo, che mise le manette ai polsi di Totò Riina, chiede che il comandante generale dei carabinieri, Giovanni Nistri, si dimetta. Proprio lo stesso Nistri che pochi giorni fa ha scritto una lettera a Ilaria Cucchi auspicando piena luce sul caso di Stefano e annunciando che l'Arma si costituisce parte civile nel processo.

In gioco la dignità dell'Arma - Per la dignità dell'Arma, dice Ultimo, "sarebbe forse stato più utile dare le dimissioni, senza tanti equivoci e come segnale di discontinuità, piuttosto che pensare di costituirsi parte civile". Perché, spiega, per dieci anni i vertici dei carabinieri hanno ignorato e negato il "caso Cucchi". Solo ora se ne accorge, chiarisce. "Qualcuno dirà meglio tardi che mai - continua il capitano - invece, no è troppo tardi. E noi carabinieri ci sentiamo parte lesa per questo ingiustificabile ritardo".

"Contano i fatti" - Riprende ancora Ultimo, che è presidente del neonato sindacato italiano militari carabinieri: "Le lettere del generale Nistri non mi interessano. Non è questione di chiedere scusa. Mi interessano i fatti e i fatti sono un silenzio lunghissimo. Non lo dico io, lo dice il calendario. L'Arma vuole fare 'piena luce'? Stiamo parlando di ovvietà e banalità. La violenza va condannata sempre e i responsabili vanno perseguiti, anche se si trovano all'interno della nostra istituzione: alla fine ci si è arrivati, ma con tantissimo ritardo rispetto ai fatti. Ora bisogna indagare e capire come mai e la procura lo sta facendo benissimo". Da sempre il colonnello De Caprio è un ufficiale controcorrente, transitato dal Ros al Noe, ai Servizi, ai carabinieri forestali. "E adesso mi occupo di orchidee", scherza.

"Siamo con le vittime di violenza" - "Il sindacato dei carabinieri - ribadisce - è con la famiglia Cucchi e con tutte le vittime di violenza. Nessuno potrà strumentalmente allontanarci da Ilaria Cucchi e dalla sua famiglia. Siamo da sempre accanto alle vittime e per le vittime contro ogni abuso e non al servizio di altri padroni. Da carabinieri, ci sentiamo parte lesa dall'assenza e dall'incapacità del vertice dell'Arma, che per dieci anni ha ignorato e negato l'esistenza stessa del 'caso Cucchi'. Vorremmo sapere perché, come tutti i cittadini".

"Ora, finalmente, si sta sollevando il velo dei silenzi e dei ritardi: complimenti e gratitudine a chi ci è riuscito", continua, rilevando che il sindacato sarà a sua volta impegnato in questa azione, perché "noi di questo ci occupiamo, delle inerzie e dei ritardi, per creare un sistema migliore e non certo per sciacallaggio".

"La fiducia nei carabinieri non viene scalfita dal caso Cucchi" - Di una cosa, comunque, il capitano Ultimo è certo: "Non sarà la vicenda Cucchi a far venire meno la fiducia degli italiani nei confronti dei Carabinieri, un corpo sano. L'Arma è affidabile, lo dimostra l'impegno di tutti i giorni, di ogni carabiniere. E la gente lo sa. Qui la questione è un'altra ed è chiara e netta: che dopo dieci anni se ne accorga anche il vertice dell'Arma ci fa piacere, ma siamo perplessi".

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