Tra i documenti sequestrati all'ex ministro dell'Interno, ci sarebbe stata un'informativa sulle minacce delle Br a Biagi, al quale era stata revocata la scorta: Scajola sapeva che il giuslavorista era in pericolo
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L'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola era a conoscenza del pericolo che il giuslavorista Marco Biagi, poi ucciso dalle Br, stava correndo. Tra i documenti sequestrati a Scajola, secondo il "Corriere della Sera", anche un'informativa da lui vistata sulle minacce che Biagi, al quale era stata tolta la scorta, stava ricevendo. Scajola aveva sempre affermato di non essere mai stato informato. La Procura di Bologna indaga su omicidio per omissione.
L'inchiesta sul delitto Biagi è stata quindi riaperta e la Procura bolognese che ora indaga sui comportamenti omissivi di funzionari di Stato nella revoca della scorta al giuslavorista ucciso dalle Br il 19 marzo 2002. Il caso è stato riaperto dopo l'acquisizione dei documenti sequestrati nell'inchiesta sul conto dell'ex ministro.
L'omicidio per omissione è una ipotesi di reato più grave dell'omissione semplice, che sarebbe prescritta dopo 7 anni e mezzo (nel 2009), e dunque perseguibile. E' prevista dal secondo comma dell'art.40 codice penale: "Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo". In pratica il procuratore Roberto Alfonso e il sostituto Antonello Gustapane, titolari del fascicolo, ipotizzano che chi sapeva delle minacce a Biagi non fece quello che era in suo potere e dovere per porlo al riparo dai propositi eversivi delle nuove Br.
I documenti sarebbero stati sequestrati il 9 luglio 2013 a casa di Luciano Zocchi, ai tempi capo della segreteria di Scajola. Si tratta di un quaderno rosso che conteneva l'elenco delle carte portate a casa da un agente del Sismi, chiamato dallo stesso Zocchi. Fascicoli recuperati dai finanzieri nell'abitazione dello 007 e che riguardavano, tra l'altro, il G8 di Genova e appunto l'omicidio di Marco Biagi.
Secondo quanto emergerebbe, risulta che Scajola fosse perfettamente informato del pericolo che correva Marco Biagi senza la scorta. A chiedere l'intervento del ministro fu un politico vicino al giuslavorista. E' sua la lettera ritrovata nel faldone ed ora al vaglio dei magistrati, in cui Scajola viene allertato. Cosa che l'ex ministro invece ha sempre negato. Tutto il materiale su Marco Biagi è stato trasmesso a Bologna dove il pm Antonello Gustapane ha riaperto le indagini sulla revoca della scorta e ha già sentito sia Zocchi sia la moglie dell'ex ministro Maurizio Sacconi.
Tra le carte inviate in Emilia c'è anche l'interrogatorio che Luciano Zocchi fece con i pm romani un anno fa subito dopo il ritrovamento dei documenti nella sua abitazione. Un verbale pieno di omissis che è anche al centro del fascicolo, assieme al quaderno rosso contenente l'elenco dei documenti consegnati allo 007 del servizio militare e a decine di carte sequestrate a quest'ultimo in due bustoni della spazzatura.
Restano molti punti da chiarire. Come il ruolo di Zocchi, che ha sempre affermato di aver consegnato allo 007 documenti relativi a Scajola fino al maggio 2002, data delle dimissioni da ministro dell'Interno. E invece nei faldoni risultano esserci documenti più recenti. Gli inquirenti sono al lavoro per capire quali intenzioni si celino nel comportamento di Zocchi e dell'agente del Sismi, custode dei fascicoli.
Nelle carte una lettera "vistata" sui rischi della morte di Biagi - Tra le carte in mano alla Procura di Bologna ci sarebbe anche una lettera di un politico vicino al giuslavorista che fu spedita all'allora ministro dell'Interno, in cui si spiegava la serietà del pericolo per Biagi, pochi giorni dopo ucciso dalle nuove Brigate Rosse. Sulla lettera ci sarebbe il "visto" di Claudio Scajola, che sostenne invece di non essere al corrente dei gravi rischi per il professore. Scajola fu costretto alle dimissioni dopo un'esternazione fatta a tre mesi dall'omicidio del giuslavorista: "Biagi era un 'rompicoglioni' che voleva il rinnovo del contratto di consulenza".
L'indagine è contro ignoti - L'inchiesta della Procura di Bologna per omicidio per omissione sulla revoca della scorta a Marco Biagi è contro ignoti. I titolari del fascicolo, il procuratore Roberto Alfonso e il sostituto Antonello Gustapane, devono individuare prima di eventuali iscrizioni al registro degli indagati chi avesse l'obbligo giuridico di impedire l'evento, cioè l'uccisione del giuslavorista.
Zocchi: "Mai interrogato su scorta Biagi" - Nell'interrogatorio davanti ai pm di Roma di un anno fa, quando gli furono sequestrati i documenti relativi a Biagi, l'ex segretario Zocchi parlò della Relazione Sorge, l'inchiesta interna affidata dall'allora ministro Scajola al prefetto Sorge proprio per capire come andarono le cose sulla scorta. In quel verbale, Zocchi sostiene che la relazione Sorge è "composta da 57 pagine... è un'intervista a 57 persone. Ecco, io non sono mai stato intervistato dal prefetto Sorge e quindi sarebbe molto importante andare a vedere questa benedetta relazione Sorge". Per poi ribadire: "io sarei curioso di sapere se il mio nome c'è in quella relazione. Perché, se c'è, io non sono mai stato intervistato. Se non c'è io la ritengo una omissione, perché avrei potuto parlare di queste cose e, quindi, mi è stato impedito di farlo. Punto. E, di lì, ho capito allora che queste carte sono importanti".