Vincenzo Paduano nel 2016 strangolò e poi diede alle fiamme Sara Di Pietrantonio, 22 anni
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Sara "rifiutava di riconoscere il ruolo di padrone della sua vita in Vincenzo Paduano". Così il giudice di Roma nelle motivazioni per l'ergastolo di Vincenzo Paduano, il vigilantes di 27 anni che nel 2016 strangolò e poi diede alle fiamme Sara Di Pietrantonio, 22 anni, "colpevole" di voler rifarsi una vita da sola senza di lui. Gli "atti persecutori" iniziarono con il controllo ossessivo del profilo Facebook e del cellulare della vittima.
Gli atti persecutori continuarono con il danneggiamento dell'auto di Alessandro (il nuovo ragazzo di Sara) "con l'unico scopo di punirlo e farlo soffrire, la sottrazione del cellulare a Sara e delle chiavi della sua auto, l'irrorazione della macchina di Sara con il liquido infiammabile preparato per tale aggressione mortale".
"L'aver bagnato Sara con lo stesso liquido al volto" e infine "l'aggressione fisica, il soffocamento e il trascinamento del cadavere su un letto di foglie" dove poi Paduano diede fuoco al corpo della giovane che secondo i medici era già morta a causa di "asfissia meccanica violenta, compatibile con uno strangolamento perpetrato mediante compressione atipica del collo".
La premeditazione di Paduano - Lui scrisseo a Sara: "Ti rovino la vita a te e a lui! Tu devi soffrire come stai facendo soffrire me", e ancora prima del delitto aveva preparato due diverse bottiglie piene di alcol per danneggiare sia la macchina di Sara sia quella di Alessandro. E ancora la frase ormai nota scritta dall'omicida su Facebook: "Quando il marcio è radicato nel profondo, ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale".