Andrea, uno dei quattro poliziotti indagati, si difende sostenendo di avere in mano "foto e video dell'intervento" per dimostrare la sua versione dei fatti
"Abbiamo seguito tutte le procedure previste per un intervento di identificazione, siamo entrati in casa, c’erano un uomo e una donna, ma non c’è stato tempo di fare nulla. Si è buttato". Si difende così Andrea, uno dei quattro agenti del commissariato Primavalle iscritti nel registro degli indagati in relazione alla vicenda di Hasib Omerovic, il 36enne sordomuto precipitato il 25 luglio dalla finestra della sua abitazione a Roma nel corso di una perquisizione delle forze dell'ordine. Lo riporta Il Messaggero. Il poliziotto sostiene di avere in mano le prove necessarie per dimostrare di dire la verità.
I genitori di Hasib: "Nostro figlio è stato spinto di sotto" - Un racconto che stride con quello della sorella minore di Hasib, presente quella mattina, che ha dichiarato di aver visto gli agenti picchiare il fratello e spingerlo giù dalla finestra. La Procura di Roma, dopo l'esposto presentato dai genitori di Hasib ("nostro figlio non è caduto, è stato spinto di sotto"), sul caso ha aperto un’inchiesta per tentato omicidio e falso in atto pubblico.
La versione di Andrea - "Siamo entrati, in casa c’erano un uomo e una donna, abbiamo chiesto i documenti, la procedura era regolare e prima di intervenire abbiamo fatto un passaggio con la polizia locale per capire se queste persone fossero state già identificate ma non è risultato nulla", spiega Andrea. Gli agenti non avevano un mandato di perquisizione della Procura. Il controllo è avvenuto "per quel post su Facebook (dove alcuni residenti accusavano Omerovic di aver importunato delle ragazze, ndr) e per alcune segnalazioni arrivate in commissariato", aggiunge l'agente. Altro aspetto controverso della vicenda: alla vice-dirigente del commissariato Primavalle, che ha autorizzato il controllo, è stato contestato l'ordine illegittimo.
L'agente: "Ho foto e video dell'intervento" - Andrea dichiara di avere "foto e video dell’intervento" nell'appartamento di Omerovic e che "quando verranno richiesti saranno forniti e messi agli atti". Il materiale sarà di certo acquisito agli atti dell’inchiesta ma occorrerà verificarlo perché foto e video potrebbero non mostrare tutto dei quarantacinque minuti trascorsi da quando i poliziotti sono arrivati in casa di Hasib all'arrivo dell'ambulanza. Il 36enne, ricoverato in terapia intensiva al policlinico Gemelli con un coma indotto e svariati interventi chirugici, è stato risvegliato da poche ore. Troppo presto per capire se e quali saranno le conseguenze cliniche di quel volo di 9 metri.
"Non c'è stato il tempo di identificarli" - "Non c'è stato il tempo di identificarli", conclude l'agente parlando di Hasib e della sorella. Dichiarazione confermata dalla testimonianza di una donna che abita nel palazzo di fronte a Omerovic e ha assistito alla scena. "In quei momenti - racconta - mentre Hasib era steso in terra, i poliziotti dal cortile chiedevano a una collega che era nell’appartamento, ma non nella stanza da cui l’uomo è caduto, di chiedere alla sorella come si chiamasse".