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Vincenzo Caracciolo, classe 1922, settant'anni fa riconobbe e portò il pericoloso gangster mafioso italo-statunitense in questura, dove gli fu notificato il foglio di via
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Lo stato maggiore dell'Fbi a Roma, insieme al Vice Capo della Polizia, prefetto Vittorio Rizzi, e al questore di Roma, Mario Della Cioppa, hanno festeggiato nella sede della questura capitolina i 100 anni di Vincenzo Caracciolo, il poliziotto che nel 1949 fermò nella Capitale Lucky Luciano, considerato padre del crimine organizzato statunitense e inserito dal Time Magazine tra le venti persone più influenti del XX secolo. A Luciano fu notificato un foglio di via obbligatorio. E l'agente centenario non si è lasciato sfuggire l'occasione per raccontare quell'episodio di 70 anni fa davanti alla torta.
Lucky Luciano e l'agente Caracciolo - Vincenzo Caracciolo, nato a Gesualdo, in provincia di Avellino, il 23 gennaio del 1922, era un agente del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza, che dopo aver lavorato presso diversi uffici della Questura di Roma, era approdato alla Buon Costume della prestigiosa Squadra Mobile.
A 38 anni ha lasciato la Polizia per diventare assistente parlamentare, addetto alla sicurezza dei Deputati, non dimenticando mai però l'avvio della sua carriera come poliziotto all'indomani della seconda Guerra mondiale "usando più il cuore che il cervello", con un approccio sempre corretto anche nei confronti dei più pericolosi criminali, secondo quella politica di vicinanza e prossimità, che diventerà lo slogan e il principio ispiratore dell'operato della Polizia di Stato.
Nel 1949 le vite di Caracciolo e del boss più potente di tutti i tempi, Charles Luciano, detto Lucky, nato nel 1897 a Lercara Friddi, in provincia di Palermo, emigrato negli Stati Uniti a otto anni, si incrociarono. Luciano, che dal 1947 aveva preso domicilio a Roma, proprio nel 1949 fu tra i denunciati per concorso nel traffico di 7 chili di eroina e 2 di cocaina, sequestrati all'aeroporto di Ciampino nelle mani del mafioso americano Charles Vincent Trupia, membro della Famiglia Lucchese di New York. In quell'occasione, a fermarlo e a portarlo in questura, dove gli fu consegnato un foglio di via con il divieto di soggiornare a Roma, fu proprio Caracciolo.