"Mi hanno trattato come un mafioso, portate queste carte all'avvocato", è il biglietto lasciato ai genitori. Indaga la Procura
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"Mamma e papà, scusatemi. Mi hanno trattato come un mafioso, portate queste carte all'avvocato". E' il biglietto d'addio scritto da Luigi Vecchione, ricercatore 43enne di Alatri (Frosinone), che si è sparato con una pistola da lui stesso costruita poche ore dopo aver consegnato alla mobile le prove di un concorso truccato del 2016 dell'Università La Sapienza di Roma.
"Al concorso - aveva spiegato il ricercatore al suo avvocato, prima di togliersi la vita - abbiamo partecipato in quattordici, ma il vincitore era stato già scelto e così i tre posti alle sue spalle. In nove si sono ritirati, io ho insistito. Ha vinto la persona indicata e anche la classifica dal secondo al quarto è stata scritta in base alla precedente spartizione. Io sono arrivato a pari merito con il quarto, ma, più anziano, sono rimasto fuori dalla graduatoria".
"Mi hanno fatto fuori. I baroni l'hanno regalato ai loro protetti", continuava a ripetere ai suoi genitori. Vecchione avrebbe anche lasciato carte e appunti, che il padre ha consegnato agli inquirenti della Procura di Frosinone che sta indagando sul suicidio dell'ingegnere.