Nessuno capiva come fosse stato possibile organizzare un evento del genere per il clan della Romanina, che aveva agito indisturbato nella Capitale. Ora spunta la verità
Non doveva essere "solo" un funerale bensì una dimostrazione di forza. Non solo: era un ricatto ai politici per celebrarlo, arrivando a minacciare morti in strada. E' quanto potrebbe nascondersi dietro al funerale show che, cinque anni fa, consacrò i Casamonica tra i gruppi criminali più potenti della Capitale, con le note del Padrino che risuonarono altissime fuori dalla chiesa Don Bosco nel quartiere Tuscolano.
Immagini che nell'agosto del 2015, ricorda il Messaggero, avevano fatto il giro di tutto il mondo. Era stato allora che il nome della famiglia di origine sinti era diventato un simbolo internazionale di criminalità organizzata. All'epoca, tutti avevano preso le distanze. Politici di ogni schieramento avevano reagito stupiti e arrabbiati. Nessuno capiva come fosse stato possibile organizzare un evento del genere per il clan della Romanina, che aveva agito indisturbato.
Cinque anni dopo, tra le 467 pagine dell'ordinanza con cui il gip di Roma Zsuzsa Mendola ha disposto gli arresti nei confronti di 20 esponenti della famiglia sinti, emerge un retroscena inedito, su cui la procura sta ancora indagando. Una denuncia sporta pochi giorni dopo la messa-show, riportata in una recente informativa della Squadra Mobile, racconta che i Casamonica, all'epoca, fossero certi che le esequie di Vittorio Casamonica non sarebbero mai state intralciate.
"Abbiamo in mano tutti i politici, tutti gli schieramenti, e ci hanno assicurato che ci faranno celebrare la messa in serenità, dopo averli minacciati di far succedere una guerra e che ci saranno morti per strada", racconta un super testimone, tra gli invitati alle esequie. Il funerale, in realtà, non era solo un modo per onorare la memoria del defunto, ma era una dimostrazione di potere, un evento organizzato per capire chi sostenesse le famiglia della Romanina, chi fosse disponibile ad alleanze, chi avesse giurato loro vendetta. Tanto che non presenziare alla celebrazione sarebbe stato considerato un affronto.