Funerali boss, imbarazzo del Vicariato I carabinieri sapevano delle esequie
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Continuano le polemiche dopo le esequie hollywoodiane di Casamonica celebrate a Roma tra Rolls Royce e cavalli. Il prefetto chiede chiarimenti. L'assessore: il funerale show si poteva e si doveva evitare. Sospesa la licenza dell'elicotterista
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Il mondo politico prende le distanze, il Vicariato non riesce a nascondere l'imbarazzo. Il funerale hollywoodiano di Vittorio Casamonica, boss dell'omonimo clan romano, lascia dietro di sé un fiume in piena di polemiche. "Non sapevo fosse un criminale, non potevo tirarmi indietro", ha detto don Giancarlo Manieri, il parroco che ha celebrato la funzione. Emergono altri imbarazzanti dettagli: i carabinieri sapevano delle esequie.
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Carabinieri consegnarono il permesso - Intanto emergono altri dettagli, secondo il Corriere della Sera, che mettono in imbarazzo diverse autorità. Dopo che la Corte d'Appello aveva firmato la scarcerazione per il figlio del boss, sono stati proprio i carabinieri, infatti, a consegnare il permesso. Non solo: un'ora prima dell'avvio del corteo funebre, il tribunale dispone con la massima urgenza un altro permesso per due nipoti del boss Vittorio, anche loro ai domiciliari.
Il parroco si difende - "Non ero stato informato", ha ribadito don Manieri al quotidiano Il Messaggero. "Ho saputo solo all'ultimo cosa stava accadendo, quasi per caso. Avevo notato alcune incertezze negli occhi dei miei confratelli. Più di uno mi ha detto: 'Allora, lo celebri tu?' Io non mi sono tirato indietro. Cosa dovevo fare? Il perdono c'è per tutti".
"Dovevo arrestarlo io?" - "Molti - ha proseguito - mi hanno rimproverato di non aver bloccato il funerale a un boss che ne ha combinate più che Bertoldo. Ma se era così fuori norma, perché mai era a piede libero? Hanno aspettato la sua morte sperando che lo... 'arrestasse' il parroco? Mio dovere è distribuire misericordia, m'insegna Papa Francesco. Ed è quello faccio".
Il Vicariato e il caso Welby - Ad alimentare le polemiche sulla parrocchia di San Giovanni Bosco si aggiunge il fatto che, proprio nella chiesa dove sono state celebrate le esequie del boss, furono negati nel 2006 i funerali di Piergiorgio Welby. Il parroco di allora, don Giovanni Nonne, su indicazione del Vicariato, disse "no" alla famiglia dell'attivista malato di Sla. Oggi, seppur non ufficialmente, proprio il Vicariato fa trapelare il suo "imbarazzo", pur difendendo l'operato di don Mattei: "Ha valutato in base alle norme del diritto canonico e non poteva rifiutare".
Il nipote del boss ad Alfano: "Non siamo mafiosi" - "Se io faccio un matrimonio e prendo la Rolls Royce non è che c'è la mafia. Noi Casamonica abbiamo sempre fatto le feste alla grande, da quando siamo qui a Roma. Signor Alfano non siamo mafiosi, non siamo persone cattive". Luciano Casamonica, nipote di Vittorio, si è rivolto così al ministro dell'Interno Angelino Alfano, che intanto ha chiesto una relazione sul caso al prefetto di Roma. "Ma a chi abbiamo dato fastidio? E' la nostra cultura", ha aggiunto Luciano.
"Quando se ne va qualcuno - ha proseguito - soltanto Dio giudica, non la politica". "Essere il re di Roma nella nostra cultura significa essere una persona che ha conquistato il nostro cuore, noi stessi - ha ribadito -. Non era un affronto alla città. Roma è di tutti. Noi non siamo mafiosi e Vittorio non era un boss".
I parenti: "Chiediamo scusa solo al Papa" - "Noi possiamo chiedere scusa al Papa e al Vaticano forse solo per aver messo una canzone che magari non andava bene". Così al Corriere.it, i parenti di Vittorio Casamonica riferendosi alle note del Padrino suonate dalla banda. L'autore degli striscioni poi ha spiegato: "Se io scrivo 'Conquisterai anche il paradiso', in paradiso ci vanno le persone per bene, non quelle che fanno omicidi, stuprano le madri o i bambini, o buttano i bambini nelle lavatrici... noi queste cose non le facciamo".
Il prefetto chiede chiarimenti - Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, ha chiesto chiarimenti sul funerale a questura, carabinieri, vigili urbani e Campidoglio: una richiesta formale inviata con una serie di lettere. Una volta raccolti tutti gli elementi, Gabrielli invierà una relazione al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, considerando che in altre parti d'Italia funerali simili sono stati vietati.
"Errori sì, ma Roma non è connivente" - "E' accaduta una cosa grave", sono stati fatti errori ma Roma "non è connivente", ha detto Gabrielli a Famiglia Cristiana, ammettendo inefficienze e lacune dell'apparato di sicurezza, ma anche lamentando un'eccessiva amplificazione mediatica per il caso. Il prefetto ha quindi difeso Roma: "Non è corretto parlare di una criticità riferita al luogo. Dico che è accaduta una cosa grave. Stigmatizzabile. Non doveva accadere. E invece è accaduta".
L'assessore: "Si poteva e si doveva evitare" - Per l'assessore alla Legalità della Capitale, Alfonso Sabella, il funerale-show "certamente si poteva e si doveva evitare. Se non si è evitato è perché Roma non ha ancora gli anticorpi necessari per comprendere e prevenire cose di questo tipo: l'esistenza della mafia è stata negata fino a pochissimo tempo fa".
Via la licenza al pilota che lanciò i petali - Intanto l'Enac fa sapere che disporrà la sospensione cautelativa della licenza del pilota ai comandi dell'elicottero che giovedì ha lanciato petali di rosa durante il funerale. In una nota, l'Ente nazionale per l'aviazione civile ha sottolineato infatti che "non è stata data alcuna autorizzazione, da parte dell'Enac, al volo o al sorvolo della città di Roma".
Enav: "Elicottero ha fatto una deviazione non comunicata" - Il pilota "ha effettuato una deviazione non prevista né comunicata". E' quanto ha precisato l'Enav, spiegando che l'elicotterista, partito da Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l'elisuperficie Romanina, "ha comunicato che il volo sarebbe terminato sull'elisuperficie senza spingersi più a Nord, oltre il Gra".
Salesiani: "Ci dissociamo da spettacolarizzazione" - Intanto i Salesiani "si dissociano fermamente da qualsiasi forma di strumentalizzazione e di spettacolarizzazione della morte, a maggior ragione se queste fossero mirate all'ostentazione del potere, e di un potere che voglia nutrirsi di ingiustizia e di intimidazione". Lo hanno riferito i responsabili della sezione della Congregazione per l'Italia Centrale a cui fa capo la parrocchia di don Bosco.