LA PREGHIERA DEL PONTEFICE

Gerusalemme, Papa: "Due Stati in Terrasanta con confini riconosciuti"

Nel messaggio prima della benedizione "Urbi et Orbi" il Pontefice ha ricordato anche le minoranze di Myanmar e Bangladesh e ha auspicato la fine delle contrapposizioni nella penisola coreana

25 Dic 2017 - 16:42
 © lapresse

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Preghiamo per Gerusalemme e la Terrasanta "perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all'interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti". Lo ha detto Papa Francesco, nel tradizionale messaggio natalizio ai fedeli presenti in Piazza San Pietro prima di impartire la benedizione "Urbi et Orbi".

"Vediamo Gesù - ha detto il Pontefice - nei bambini del Medio Oriente, che continuano a soffrire per l'acuirsi delle tensioni tra israeliani e palestinesi. Il Signore sostenga anche lo sforzo di quanti nella Comunità internazionale sono animati dalla buona volontà di aiutare quella martoriata terra a trovare, nonostante i gravi ostacoli, la concordia, la giustizia e la sicurezza che da lungo tempo attende".

La preghiera per i Rohingya - "Rivedo Gesù nei bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Myanmar e Bangladesh, e auspico che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguatamente tutelata", ha aggiunto Papa Francesco, riferendosi al viaggio durante il quale ha incontrato anche alcuni profughi dello Stato del Rakhine, i Rohingya.

"In Corea cessino le contrapposizioni" - Il Pontefice ha guardato anche alla Corea del Nord. "Vediamo Gesù - ha detto - nei bambini di tutto il mondo dove la pace e la sicurezza sono minacciate dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti. Preghiamo che nella penisola coreana si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell'interesse del mondo intero". "Oggi - ha sottolineato Papa Bergoglio - mentre sul mondo soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale, il Natale ci richiama al segno del Bambino, e a riconoscerlo nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, 'non c'è posto nell'alloggio'".

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