GIORNO DELLA MEMORIA

L'appello di Francesco ai mafiosi: c'è tempo per non finire all'inferno

Don Ciotti al Pontefice: "In te le vittime di mafia trovano un fratello". Veglia di preghiera nella Chiesa di San Gregorio VII a Roma per Bergoglio, accolto dal caloroso abbraccio del presidente della Fondazione Libera. Il Papa ha poi dato la benedizione indossando la stola di don Diana, prete ucciso dalla camorra

21 Mar 2014 - 20:34
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"Per favore fermatevi di fare il male, cambiate vita, convertitevi!". E' l'appello del Pontefice, rivolgendosi "agli uomini e alle donne mafiosi" durante la veglia di preghiera per commemorare le vittime di mafia. Papa Francesco si trova nella Chiesa di San Gregorio VII a Roma dove è arrivato accolto dall'applauso dei fedeli e dal caloroso abbraccio di don Ciotti, il presidente della Fondazione Libera, che ha promosso l'evento.

L'appello di Francesco ai mafiosi: c'è tempo per non finire all'inferno

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"Sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti oggi - ha proseguito -, ai protagonisti assenti, agli uomini e alle donne mafiosi: Per favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male". Il Papa ha così ribadito l'appello che fece Giovanni Paolo II nel 1993 nella Valle dei Templi, ad Agrigento. "Convertitevi - ha proseguito con voce sommessa ma ferma -. Lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità".

Francesco: "Il vostro potere è insanguinato" - "Il potere, il denaro che voi avere adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e non potrete portarlo all'altra vita", ha spiegato e poi ha ripetuto: "Convertitevi, ancora c'è tempo per non finire nell'inferno: è quello che vi aspetta se continuate su questa strada". "Voi avete avuto un papà e una mamma pensate a loro, piangete un po' e convertitevi!".

"Che il senso di responsabilità vinca sulla corruzione" - "Il desiderio che sento è di condividere con voi una speranza, ed è questa: che il senso di responsabilità piano, piano vinca sulla corruzione, in ogni parte del mondo", ha infine auspicato Francesco. "Voglio esprimere solidarietà a quanti tra voi hanno perso una persona cara, vittima della violenza mafiosa: grazie della vostra testimonianza, perché non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, specialmente per i giovani", ha aggiunto.

Il Papa indossa la stola di don Diana - Prima della benedizione finale nella veglia con i familiari delle vittime di mafia, don Luigi Ciotti ha consegnato a papa Francesco la stola che era di don Giuseppe Diana, il prete assassinato dalla camorra a Casal di Principe, di cui due giorni fa è ricorso il ventesimo anniversario della morte. Bergoglio l'ha quindi indossata, impartendo poi la benedizione ai presenti nella chiesa.

Veglia con i familiari delle vittime di mafia
- "Pensavamo di incontrare un padre, abbiamo trovato un fratello, fratello Francesco". Così don Luigi Ciotti ha iniziato il suo discorso dinanzi al Pontefice durante la veglia con i familiari delle vittime di mafia. "Grazie di averci accolto - ha proseguito -. E' un momento che abbiamo atteso e desiderato tanto. Le persone che sono qui hanno storie e riferimenti diversi, ma sono accomunate dal bisogno di verità e di giustizia: un bisogno che per molti è ancora vivo. Sono solo una rappresentanza dei familiari delle vittime delle mafie che sono tanti, tanti, tanti di più".

"E' un lungo elenco - ha aggiunto - e in questo elenco ci sono anche 80 bambini, come il piccolo Cocò e l'altro giorno, Domenico. Ci sono persone che si sono trovate casualmente in mezzo a un conflitto a fuoco, ci sono tanti giusti, persone dalla parte di chi aiuta a cercare la verità, persone libere e leali che non si sono lasciate piegare dalle difficoltà".

Don Ciotti: "Per tante vittime di mafia manca ancora la verità" - "C'è un bisogno di verità che scuote la vita di tante persone", ha sottolineato don Ciotti. "Il 70% dei familiari delle vittime di mafia non consoce la verità", ha denunciato il sacerdote, che ha citato vari casi di omicidi ancora non chiariti, compreso anche quello di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. "Abbiamo bisogno di verità, di tanta verità", ha ribadito.


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