Un archivio di ricordi era rimasto al parrucchiere Carlo nel vecchio cellulare con 5.000 foto, conversazioni whatsapp, audio e contatti
A gennaio dell’anno scorso, il 25enne Matteo Di Console perse la vita in un incidente stradale. Il padre Carlo, parrucchiere di Cisterna di Latina, ha conservato da quel giorno un vecchio cellulare con 5000 foto, messaggi audio, contatti e conversazioni whatsapp, che gli è stato recentemente rubato. Incredulo, ogni giorno controlla nella cassetta della posta, sotto al portone e nelle aiuole sperando che il ladro si sia fatto un esame di coscienza e l’abbia riportato indietro. Carlo ha scritto sui social e ai giornali oltre ad aver sporto denuncia alla Polizia.
Come spiega a “Leggo”, il padre aveva appena finito di lavorare e aveva appoggiato il telefono nel negozio per andare in bagno, quando tornando non c’era più. Un furto insolito, considerando che il telefono è un Samsung fuori produzione e il negozio si trova al primo piano. Il cellulare era diventato un mezzo per far sembrare che Matteo fosse ancora con il padre, con una cover che lo ritraeva insieme alla sorella Francesca.
“Aveva un valore affettivo inestimabile, nemmeno Matteo usava più quel telefono, ne aveva uno nuovo che funzionava meglio, che è andato distrutto il giorno dell'incidente. Da quando Matteo non c'è più sono riuscito a rigenerare questo che usava prima, perché non era più funzionante, e lo tenevo gelosamente utilizzandolo come mio cellulare. Aveva un sacco di difetti: non si riusciva ad accendere né a spegnere, per questo stavo attento a non farlo scaricare mai. Lo avevo anche portato a riparare, ma mi hanno consigliato di non farlo. Se qualcosa fosse andato storto e avessi perso tutti i ricordi di Matteo?”
Ora che gli è stato rubato il padre si sente in colpa nei confronti di Matteo, perché aveva custodito da sempre questo oggetto anche tornando di corsa a prenderlo quando gli capitava di dimenticarlo in macchina. Carlo ha provato in tutti i modi a riavere con sé il cellulare. “Magari chi lo ha rubato prova vergogna, ma non fa niente: non deve ridarlo per forza a me. Basta che trova un modo per ridarmi almeno questo piccolo grande sollievo”.