I ragazzi che erano in discoteca assieme al 20enne raccontano che a prendere a sprangate il ragazzo è stato "un italiano", ma "chi l'ha ammazzato già sta fuori dalla caserma"
"Tutti hanno visto tutto e non sono intervenuti. Tutti sono colpevoli. Emanuele è stato ucciso da Alatri". E' durissima l'accusa di una delle ragazze ascoltate dai carabinieri come testimoni dell'omicidio di Emanuele Morganti, il 20enne ucciso a sprangate per aver difeso la fidanzata dalle avance di un albanese in discoteca. E spiega che "quello che l'ha ucciso è un italiano, e non è nemmeno la prima volta che lo fa".
Al Corriere della Sera la ragazza racconta che "l'ho visto ammazzare e per tutta la vita avrò il rimorso di non essere riuscita a fare niente". Spiega di non sapere il nome dell'albanese che ha scatenato il parapiglia con i suoi apprezzamenti a Ketty, la fidanzata di Emanuele, ma è sicura che "è stato l'unico a non essere stato nemmeno sentito dai carabinieri: non sanno nemmeno dove sia, se n'è già andato".
Ma secondo un altro amico della vittima non è stato l'albanese a uccidere Emanuele: "Quello che gli ha sfondato la testa con una spranga, quello che l'ha ammazzato, è un italiano. Emanuele era un ragazzino normale, sempre sorridente, che è stato massacrato di botte e mentre era a terra moribondo ancora gli davano calci. E chi l'ha ammazzato già sta fuori dalla caserma".
Gli amici accusano anche la sicurezza della discoteca, e spiegano che Emanuele "era da solo. E' stato preso dai buttafuori, ma non lo hanno buttato fuori, l'hanno rincorso e lo hanno picchiato fuori dalla discoteca. Quelli non dovevano proprio lavorare, hanno precedenti penali. E' brutta gente". E tutti sostengono che "forse l'hanno massacrato in 30, e uno solo l'ha difeso. Ma tutti hanno visto tutto e non sono intervenuti".