Mafia Capitale, Carminati in amicizia con mafia, camorra e 'ndrangheta
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Dal rapporto dei carabinieri del Ros "le altre organizzazioni criminali presenti nel territorio riconoscevano la forza del sodalizio" del "cecato"
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Mafia Capitale era il "terminale" romano anche per tutte le organizzazioni mafiose nostrane: il gruppo criminale del "Guercio" Massimo Carminati era in buoni rapporti con Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra. E secondo il rapporto dei carabinieri del Ros "le altre organizzazioni criminali presenti nel territorio riconoscevano la forza del sodalizio diretto da Carminati".
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Secondo quanto riporta la Repubblica, che cita il rapporto dei carabinieri, molti siciliani erano "in ottimi rapporti con Carminati in persona, considerato un punto di riferimento" a cui fare riferimento "se si fosse palesata la necessità di usufruire dei servizi forniti dal sodalizio" per "certe cose da fare sulla Capitale". Come ad esempio "Che ne so, se serve de ammazzà qualcuno qua a Roma, Benedetto parlava pure con Massimo", racconta il collaboratore di giustizia Sebastiano Cassia, fedelissimo di Benedetto Spataro, boss sicracusano arrestato nel 1996 mentre era in vacanza ad Ardea.
La collaborazione era però a doppio senso: sempre secondo Cassia, il clan di Spataro aveva effettuato "lavori" per conto di Carminati, vendendo ad esempio armi a una cosca catanese: "Benedetto le ha prese da Carminati qui a Roma e le ha portate in Sicilia".
Dalla Sicilia alla Campania, i rapporti del "Cecato" arrivavano anche alla camorra, soprattutto con i fratelli Esposito (Salvatore e Genny, e con il figlio di quest'ultimo, Luigi, detto "Gigino a' Nacchella"), esponenti del clan Licciardi che faceva parte dell'"alleanza di Secondigliano". Con loro Mafia Capitale faceva solo piccoli affari, ma con un accordo di "mutuo soccorso" per condividere le stesse zone di influenza e a darsi una mano.
Erano però con la 'ndrangheta i rapporti migliori, grazie all'influenza di Salvatore Buzzi. Tanto che molte intercettazioni sono tra Buzzi e Giovanni Campennì, che per i carabinieri è "legato da vincoli parentali a sodali dell'organizzazione 'ndranghetista facente capo alla famiglia Mancuso di Limbadi". I due parlavano a ruota libera, e Buzzi raccontava a Campennì del rapporto tra Carminati e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. E poi un aneddoto, relativo alla volta in cui Pierluigi Borghini, appena eletto presidente di Eur Spa, non aveva risposto alle richieste di pagamento. "Quando è arrivato, questo testa di cazzo nuovo, non ci continuava a pagare - spiegava Buzzi -. Allora avemo fatto la prima manifestazione e avemo rotto i cojoni, j'avemo tirato i pomodori, allora ha cominciato a dacce i soldi".
E alla fine, Campennì e Buzzi si erano adoperati insieme per aiutare Riccardo Mancini, ex ad di Eur Spa, durante il suo soggiorno in carcere: "Se sta a comportà bene, però quando l'hanno arrestato... un po' di paura ce l'hai", diceva Buzzi. Rispondeva Campennì: "Sì, ma poi là dentro gli ho fatto trovare un po' di amicizia, di calore".