Il nuotatore trevigiano, rimasto paralizzato dopo essere stato colpito da una pallottola all'esterno di un pub di Roma, rivive quella tragica notte e il ritorno in piscina
"Ho guardato avanti e ho cercato tutte le cose più belle che potevano esserci e che mi aspettano e sono molto di più di quelle brutte che ho passato", afferma Manuel Bortuzzo, il nuotatore diciannovenne colpito e ferito da un proiettile durante un agguato a Roma. "Sicuramente l'essere atleta mi ha aiutato a guardare avanti, a reagire così - ha aggiunto, ricordando il suo ritorno in piscina a un mese dal ferimento. - Adesso combatto contro me stesso, contro il tempo, come ho fatto sempre in acqua. E a chi mi ha sparato dico: 'bravi, io sono ancora qua'".
Per la prima volta ospite in uno studio televisivo, insieme al padre Franco e a Paolo Barelli, presidente della Federazione Italiana Nuoto, intervistato in esclusiva da Massimo Giletti a "Non è l'Arena" su La7, Manuel Bortuzzo ripercorre i tragici fatti del 3 febbraio.
Il ricordo di quella notte "Ho visto il viso di chi ha sparato, - ricorda, - ho visto l'arma e in quell'istante ho pensato come è possibile? E' vero? Non è vero? Avevo mille pensieri per la testa ma quando ho visto lei (Martina, la fidanzata, ndr) ho pensato solo a una cosa: non so se riuscirò a vederla più, però deve sapere che io la amo".
"Queste due persone che sono arrivati col motorino - continua Manuel nel suo racconto - stavano attirando l'attenzione di tutti perché urlavano. Io mi sono girato e me li sono trovati alla mia sinistra; stavano a 5 metri da me, vicinissimi".
E dopo il colpo? "Ho pensato a tutte quelle cose che non avevo fatto e pensavo che la mia vita fosse finita. Martina era scioccata, non riusciva neppure a tirare fuori il cellulare dalla tasca non credeva neppure lei che era successo tutto sotto i suoi occhi, non riusciva a fare nulla; alla fine ha chiamato un mio amico che è venuto a soccorrermi. Martina viene sempre, ogni giorno. C'è sempre".
Durante l'intervista Giletti ha chiesto al giovane nuotatore cosa direbbe a chi ha premuto il grilletto quella sera. "Che gli devo dire? Bravi. Io sono ancora qua", ha risposto Manuel Bortuzzo.
La forza del sorriso Alla domanda di Massimo Giletti su come si fa a reagire con il sorriso, Manuel Bortuzzo ha risposto: "Non c'è un protocollo da seguire, si è cosi, ci si nasce. Sicuramente l'essere atleta mi ha aiutato a guardare avanti, a reagire così. Adesso combatto contro me stesso, contro il tempo, come ho fatto sempre in acqua".
Il ritorno in piscina: "Il nuoto è tanto, l'acqua è tutto" Il giovane nuotatore ha raccontato l'emozione che ha provato nel tornare in vasca a un mese dall'agguato e del suo nuovo approccio con l'acqua. "E' stato sicuramente diverso. Mi sono seduto sul muretto ho messo le gambe in acqua e niente. Non ho sentito niente. Poi, piano piano, sono entrato in acqua con tutto il corpo e mi sono sentito bagnato, finalmente, a 360 grandi e una volta immerso ho provato una sensazione bellissima a cui prima non davo peso: perché adesso muovere tutto, sentire tutto, riuscire a stare a galla è un'emozione grande".
"Il nuoto è tanto, l'acqua è tutto - ha concluso. - Dopo che ho iniziato a dare le prime bracciate mi sembrava che non fosse successo niente. Mi sembrava tutto normale".
In studio con il padre e il presidente della Federazione Nuoto In studio anche il padre Franco che ha commentato la straordinaria forza del figlio nell'affrontare questo durissimo momento: "Mi sta dando la carica lui per andare avanti. Ha un'energia dentro che è superiore a qualsiasi altra persona, un istinto suo, che veramente ti lascia basito."
"Il nostro primo atleta in questo momento è Manuel Bortuzzo", ha detto invece il Presidente della Federazione Nuoto Paolo Barelli.
L'intervista si è conclusa con l'abbraccio commovente in studio tra Manuel e Arturo Puoti, il diciottenne aggredito con 15 coltellate da una baby gang a Napoli nel 2018.