Michelle Causo, lacrime e applausi al funerale
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Una grande folla accoglie la bara bianca. Il vescovo: "Mondo guasto, che brucia la giovinezza". Gli amici gridano "Michelle" e lanciano palloncini. La mamma: mia figlia speranza contro i femminicidi
Folla e commozione per i funerali di Michelle Causo, la 17enne uccisa a coltellate nel quartiere romano di Primavalle. La bara bianca è stata accolta da applausi e lacrime prima di entrare nella chiesa di Santa Maria della Presentazione. Dietro il feretro, oltre alla mamma della ragazza, c'era anche il fidanzato. Sul sagrato mazzi di rose, girasoli e palloncini bianchi. Al termine della cerimonia l'urlo degli amici: "Michelle". Intanto la scientifica ha effettuato un nuovo sopralluogo nella casa del 17enne arrestato per omicidio aggravato da occultamento e vilipendio del cadavere.
Mentre si allontanava la macchina con il feretro della ragazza, gli amici hanno applaudito a lungo e, al grido di "Michelle", hanno fatto volare in cielo palloncini rosa e bianchi con volte la scritta "Mimmi", uno dei soprannomi della 17enne. Davanti alla bara la mamma di Michelle ha salutato e consolato gli amici in lacrime della figlia. Poi il fidanzato ha mandato un bacio alla ragazza. E, quando si è chiuso il portellone dell'auto con il feretro, qualcuno ha gridato "no, no".
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"Mia figlia rappresenta un grido di speranza per porre fine al femminicidio - ha detto Daniela Bertoneri, la mamma della ragazza uccisa -. Può succedere a chiunque. I ragazzi devono vivere sereni senza avere paure. Michelle vive in tutti loro. In ognuno di noi. Michelle era questo: la semplicità, la giovinezza. Le è stata spezzata la vita. Ora si pensa alla giustizia".
"Quello che è successo parla di un mondo guasto, che brucia la giovinezza, che insegue illusioni, che non conosce più quanto preziosa sia una vita - ha detto il vescovo Baldo Reina nell'omelia, durante la celebrazione funebre -. Può avvenire che si banalizzi la vita così da trascinare nella banalità anche il male, che noi abbiamo il dovere di distinguere ed estirpare. Il nostro dolore ora diventa una denuncia, ma deve tradursi anche in cambiamento. Eccolo il frutto, che questa morte non sia sprecata e che diventi il segno di una necessità, quella di cambiare insieme questo nostro mondo".
"Il nostro dolore - ha poi ripreso -, nel suo impasto di rabbia a disperazione, deve trasformarsi in concime di speranza per una vita diversa, costruendo tutti una società dove queste cose non avvengano più, perché diventi il frutto di una vita nuova". Monsignor Reina ha poi fatto appello a tutti ad "essere sempre strumenti di vita e mai di morte".
"Il vescovo ha poi chiarito che "la morte di Michelle ci deve mettere tutti quanti in discussione perché quello che è successo a lei poteva succedere a chiunque. Anzi. Per certi versi si è già consumato in ognuno di noi. E non possiamo immaginare che non possa venire niente di buono da questa morte. Vediamo il vuoto, avvertiamo la mancanza, subiamo l'ingiustizia di questo male compiuto, siamo nel buio della terra che l'ha divorata. La terra, la nostra città, questo quartiere, l'angosciante dilemma delle cause, degli intrecci, dei disagi inascoltati, di agenzie educative andate in tilt tra la frenesia di una società che impone solo una corsa insensata. Ancora più dolore provoca la storia dei suoi ultimi momenti che vorticano nella nostra testa amplificando quella domanda che rivolgiamo al cielo, per tornare alla terra, tra noi: perché? Abbiamo tutti bisogno di salvezza, di essere riscattati da quanto inchioda disperatamente la nostra esistenza".