Il sacerdote, allontanato dopo aver presentato il proprio partner, rivendica la propria fedeltà al celibato "che prevede di non prendere moglie. E io non ho mai toccato una donna"
"Non c'è nessuna lobby gay del Vaticano. Ho conosciuto sacerdoti omosessuali, spesso isolati come me, ma non una lobby". A parlare è monsignor Krzysztof Charamsa che, in un'intervista a Domenica Live, in onda su Canale 5, racconta la propria vicenda e l'allontanamento dal Vaticano dopo aver confessato di essere omosessuale. E dice di essere fedele ai propri voti: "Il celibato è non prendere moglie. E io non ho mai toccato una donna".
"La Chiesa - racconta il sacerdote - ha tra i suoi ministri fantastici sacerdoti omosessuali che non possono essere trattati come sono trattati ora. La legge interna alla Chiesa che vieta l'ordinazione sacerdotale agli omosessuali mi ricorda le peggiori leggi del passato". E spiega che il suo è stato un gesto di disperazione prima del Sinodo: "Io chiedevo alla mia Chiesa: 'Per favore, non perdete più tempo'. Ho scritto una lettera a Papa Francesco affinché possa portare ai Vescovi, al Sinodo, questa sua apertura di ragione e di cuore".
Monsignor Charamsa spiega poi di assumersi tutte le responsabilità e le conseguenze dell'aver presentato pubblicamente il proprio partner, ma racconta di essere "felice. Credo che in questo passo, duro e sofferto, Dio stia accanto a me". E sottolinea di essere "fedelissimo al celibato, perché il celibato si riferisce all'impossibilità di avere moglie: io non ho mai toccato una donna".
Infine, il sacerdote sostiene che "Dio ci ama così come siamo. Dio ci ha creato difettosi e la Chiesa questo lo deve accettare. Deve guardarci negli occhi. La Chiesa non può continuare a distruggerci la vita".